Preciso: non è una scultura di Tito Mutio, ma frutto di somiglianze nella mia immaginazione |
È molto che non tratto un argomento
della sezione “personaggi”, questo “ritardo” è dovuto principalmente al fatto
che volevo cercare qualcosa (o meglio qualcuno) di importante, ma allo stesso
tempo non così scontato, di cui parlare. Inoltre in una sorta di par-condicio
volevo parlare di un uomo. Tutto questo mi ha portato ha rovistare molto nel
mio “cassetto” delle curiosità e anche ad andare molto indietro nel tempo.
Ecco quindi a voi storia e
origini di TITO MUTIO…
Prego spazio alla consueta
carta di identità!
CARTA
IDENTITÀ
Nome:
TITO
Cognome:
MUTIO, MUZIO o MUCIO
(accezioni più arcaiche) - GENS MUTIA o MUCIA
Data di Nascita:
SCONOSCIUTA
indicativamente intorno al 100 a.C.
Luogo di Nascita:
ROMA, con ogni
probabilità essendo figlio di un console e quindi nato ed educato a Roma nei
primi anni di vita come ogni buon patrizio.
Data di Morte:
SCONOSCIUTA, non avendo
lasciato particolari ricordi di imprese militari, cosa che in genere portava
maggiore scalpore e menzioni negli annales.
Ultimo domicilio
conosciuto:
GALLIA TRANSPADANA (suoi
possedimenti nella zona dell’Adda)
Stato civile al momento
della morte:
SCONOSCIUTO, era un
nobile ma con occupazioni relativamente comuni e anche per questo le fonti
scarseggiano.
Parlando di un oscuro nobile
romano e lasciando per il “finale” il motivo per cui questo “signore” sia così
importante per il nostro territorio, urge una digressione sulle sue origini.
Iniziamo con una piccola
precisazione: i romani, fin dai tempi di Romolo e Remo, si identificavano
all’interno della propria società in GENS o GENTES (non solo le famiglie nel senso moderno del termine, ma dei gruppi patriarcali con
determinati usi, costumi, territori ed interessi economici comuni).
L’origine delle GENS è quindi
legata alla stessa fondazione di Roma, anzi le prime GENS sono precedenti la fondazione: tra queste antichissime GENS, dette GENS MAIORES, figuravano
ad esempio la GENS AEMILIA, CLAUDIA, FABIA, FABIA o VALERIA. Poi con la
conquista delle prime città sotto Romolo e soprattutto sotto TULLO OSTILIO (terzo
re di Roma) vennero accorpate altre GENS altrettanto antiche come la GENS IULIA
di ALBALONGA (città fondata pare dall’eroe troiano ENEA e da cui discesero
Giulio Cesare e Ottaviano, il primo AUGUSTO) e con la conquista della città
ETRUSCA di VEIO si aggiunse tra le altre anche la GENS MUTIA o MUCIA.
ANEDDOTO
Uno dei primi Mutii conosciuti
è un personaggio quasi leggendario: Gaio Muzio Scevola.
Per gli studenti impegnati nello
studio del latino, almeno ai miei tempi, il brano da tradurre su Muzio Scevola
era un vero incubo ricorrente, vi risparmio la versione in latino ma vi passo
il riassunto in italiano…
Nel 508 a.C. Roma, appena
diventata una Repubblica in seguito alla cacciata del suo re Etrusco Traquinio
il Superbo, è in lotta aperta appunto con gli Etruschi che vogliono
riannettersi l’Urbe. Roma non sta passando un buon momento dato
che re Porsenna la stringe d’assedio; ma ecco comparire sulla scena il
coraggioso Gaio Muzio Cordo (non è un errore, mi ripeto immaginando il povero
studente che è in me già convinto di aver sbagliato traduzione).
Gaio è un giovane
aristocratico che propone e si offre per un piano quasi suicida: sfruttare la
sua conoscenza della lingua etrusca (visto che è parlata dalla sua famiglia da
generazioni), penetrare nell’accampamento nemico ed uccidere il re Porsenna.
Il piano riesce solo in parte,
purtroppo il patrizio romano confonde il re nemico con un alto dignitario che
stava distribuendo, al posto del re, la paga ai soldati. Lo pugnala a morte e
viene subito catturato scoprendo suo malgrado di aver fallito sbagliando persona.
Al cospetto del vero
Porsenna e minacciato di essere giustiziato non mostra alcuna paura, anzi
infila la mano destra nel braciere acceso del fuoco sacro dicendo: “Volevo
uccidere te. La mia mano ha errato e ora la punisco per questo imperdonabile
errore”. La lascerà nel fuoco fino a farla consumare completamente e da
allora verrà chiamato SCEVOLA, cioè mancino (sospiro di sollievo dello studente
accortosi di non aver ciccato completamente la versione).
La leggenda però non finisce
qui.
Pare che il coraggio mostrato
da Gaio Muzio abbia stupito, e non poco, il re Etrusco tanto da farlo recedere
dall’intento di giustiziare il giovane che, quindi, spinge oltre il suo piano
facendo una confidenza a Porsenna per ringraziarlo della sua clemenza: gli dice
infatti che il fato ha voluto che lui fosse il primo nobile romano a tentare di
assassinarlo, ma che altri duecentonovantanove avevano fatto la stessa promessa
e prima poi qualcuno di loro sarebbe riuscito nell’intento.
Questa rivelazione, anche se
falsa, unita alla determinazione dimostrate dal nobile romano, mette in
agitazione il re e lo stato maggiore etrusco, tanto da far loro riconsiderare
l’attacco, preferendo salvaguardare i loro territori e quindi
intavolare accordi di pace (seppur di breve durata) con Roma.
In via Sallustiana a Roma, sopra il muro di cinta del palazzo dell’I.N.A. ora ambasciata degli STATI UNITI a sinistra del cancello principale sopra una porta della cabina elettrica del complesso è incastonata una parte di un bassorilievo che rappresenta una mano sul fuoco e che indicava il luogo esatto dove avvenne questo episodio [VEDI LUOGO] |
Torniamo quindi alla storia della
nostra GENS MUTIA…
I romani sconfissero definitivamente gli etruschi, ed insieme i loro
alleati i Galli Insubri e Boi, solo intorno al 200 a.C. andando quindi ad occupare
quelli che erano territori sotto il controllo e l’influenza etrusca nella
gallia Cisalpina (vedi foto sotto). Conquistano Mediolanum e Cremona (capitale dei Galli Insubri) e fondano Placentia (nel territorio dei Boi): a questo
punto ai romani si apre tutta la Pianura Padana ed è in questo momento in cui
probabilmente la Gens Mutia ottiene il possesso dei territori oltre il Po’
(Gallia Transpadana).
In giallo la Gallia Cisalpina, divisa dal corsa del PO (Padus) in Cispadana (sotto il Po) e Transpadana (sopra il Po). |
Il nostro viaggio nella storia
della Gens Muzia arriva quindi a quello che probabilmente fu il padre o lo zio
del nostro personaggio: Quinto Mucio, o Muzio
Scevola soprannominato l'Augure.
Vissuto tra il 159 e l’88 a.C.
è stato un esperto politico romano educato, tra gli altri, dal filosofo stoico
Panezio di Rodi. Fu tribuno, pretore, governatore dell’Asia Minore ed eletto
anche console. Famose furono però le sue frequentazioni in età più avanzata:
infatti fu insegnante di diritto romano di Cicerone e del suo amico Attico.
Ma veniamo ai suoi discendenti che al momento ci interessano di più: la più conosciuta dei
suoi figli fu Mucia Terzia Mecilia… qui scatta il gossip!
GOSSIP
Precisazione: Non è Muzia Terzia Mecilla |
Terzia (nomen-omen) fu infatti la terza moglie di Gneo
Pompeo Magno (esatto il Pompeo del primo triumvirato con Cesare e Crasso) sposato
nel 69 a.C. Pompeo però chiese il divorzio nel 61 a.C. appena ritornato dalle
sue campagne in oriente a causa dei troppi (e troppo palesi) adulteri della
moglie, il più famoso e scabroso tra l’altro fu il tradimento del marito
proprio con Giulio Cesare…
A dimostrazione che gli adulteri di Terzia Mecilla
fossero all’epoca proprio sulla bocca di tutti c’è addirittura una poesiola di
Catullo (il CARME 113) che parla proprio di lei…
«Consule Pompeio primum duo, Cinna, solebant
Moeciliam: facto consule nunc iterum manserunt duo, sed creuerunt milia in unum singula. Fecundum semen adulterio.»
Durante il primo consolato di Pompeo due, Cinna, erano soliti farsi
Mecilia: ora, divenuto console, ancora una volta,
sono rimasti in due, ma aumentano d’ognuno migliaia
per ciascuno. Seme fecondo è l’adulterio.
Terzia comunque non rimase sola a lungo, qualche anno dopo si
sposò con il ricco pretore Marco Emilio Scauro.
Dopo questa breve digressione torniamo alla discendenza di Quinto Muzio Scevola…
dicevamo che un suo figlio o, più probabilmente, un nipote fu il
nostro TITO MUTIO.
Il nostro personaggio come accennato sopra non brillò né
per imprese militari né per imprese più “bohemienne” eppure il suo nome nulla
sua accezione moderna lo abbiamo pronunciato tutti e ci è conosciuto forse
anche di più di quel primo Muzio Scevola.
LA MUZZA
Canale Muzza, progetto e lavori di scavo iniziati intorno al 60 a.C. per opera di Tito Muzio |
Prima che i romani si insediassero
stabilmente nella Pianura Padana un ramo naturale dell’Adda si separava dal
corso principale del fiume nella zona dove oggi si trova Cassano d’Adda e disperdeva le sue acque nella pianura
creando una sorta di acquitrino in un territorio compreso tra le attuali Paullo
e Melegnano tanto per capirci ed andava ad alimentare le acque di
quello che allora era il nostro (già incontrato altre volte qui sul blog) lago GERUNDO.
Arriva quindi in zona il
nostro TITO MUZIO e capisce subito che le acque lente e irregolari di questo ramo
dell'Adda non giovano ai suoi terreni e da buon costruttore romano decide di far fabbricare nella zona di Paullo uno sbarramento del ramo libero del fiume facendo quindi scavare un canale da lì fino al Lambro in modo da convogliare le acque sui terreni di
proprietà della sua GENS, rendendoli così facilmente irrigabili: questo canale venne
chiamato ACQUAE MUTIAE da cui poi derivò appunto il termine MUZZA.
La “nostra” MUZZA è quindi a
tutti gli effetti il primo canale artificiale di tutto il nord Italia (e forse
d’Europa). Il progetto di scavo non si fermerà con TITO MUZIO ma verrà ultimato solo nel 1218 per volere di FEDERICO II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, che farà proseguire lo scavo del canale ideato
da TITO fino a Castiglione permettendo
alle acque dell’Adda di ritornare al loro fiume d’origine, portandone però i
benefici a tutti i terreni toccati dalla Muzza, e potendo così iniziare la
bonifica del famoso lago GERUNDO sfruttando le fresche e veloci acquae mutiae.
La gens Mutia non sparirà con TITO
ma resterà saldata al territorio padano
per molti anni ancora, anzi è ad esempio del I secolo d.C. (quindi 150 dopo l’inizio
dello scavo della Muzza) un decreto dei quadrunviri di Brixia (Brescia) per la
costruzione di una torre di difesa nella cittadina di Gottolengo (bassa
bresciana), quadrumviri di cui appunto faceva parte tale Caio Muzio figlio di
Sesto, altro discendente di questa antica Gens romano-etrusca.
Eccoci quindi il nocciolo
della mia personale scelta di parlare di questo personaggio: TITO MUZIO fu colui
che progettò e fece realizzare il Canale della Muzza (almeno nel suo primo
tratto) ed è quindi a lui e al suo progetto, terminato soltanto nel 1218, se il
nostro territorio lodigiano è da secoli così fertile e tanto ricco d’acqua da
permetterci di essere un fiore all’occhiello in ambito agro-alimentare di tutta
Italia e quindi del mondo.
Noi siamo ciò che siamo anche
perché, 2000 e passa anni fa, questo nobile romano ha visto in questa zona, la
nostra zona, una ricchezza e una potenzialità che forse noi oggi non vediamo o
diamo a volte troppo per scontata.
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FONTI
- Italo Sordi, Leggende sulle acque in Lombardia, Brescia, Grafo, 1997, ISBN non disponibile.
- Angelo Bonaglia, Gottolengo dalle origini neolitiche all'età dei Comuni, Brescia, Apollonio, 1985, ISBN non esistente.
- Plutarco, Vita di Pompeo.
- Quinto Mucio Scevola, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri.
- Catullo, carme CXIII
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