La pace di Lodi, firmata nella città lombarda il 9 aprile 1454, mise fine allo scontro fra Venezia e Milano (guerre di Lombardia) che durava dall'inizio del QuattrocentoLa rilevanza storica del trattato risiede nell'aver garantito all'Italia quarant'anni di pace stabile, favorendo di conseguenza la fioritura artistica e letteraria del Rinascimento. (WIKIPEDIA)
Sfrutto bellamente questo
incipit che, in forme più o meno diverse, tutti potremmo aver incontrato sui libri
di storia nel corso della nostra carriera scolastica.
Avevo accennato che nella
sezione “FATTI” di questo piccolo blog mi sarei principalmente occupato di quegli
avvenimenti di rilevanza storica che avessero avuto un’eco nelle nostre terre
basse…
Ho deciso di cominciare da un
momento di “pace” piuttosto che da battaglie perché su questa pace si basa a
tutti gli effetti la nascita del nostro territorio in quanto tale come base
storico-culturale e come identificazioni territoriale vicina a Milano e alla
Lombardia piuttosto che a Venezia o addirittura a Firenze…
Ma come si è arrivati alla
PACE di LODI?
Beh ci si è arrivati dopo
quasi cinquant’anni di scontri, continue battaglie e capovolgimenti di fronte.
Facciamo un passo indietro
agli inizi del Quattrocento…
I principali COMUNI del Nord
Italia si stando trasformando in Signorie o Repubbliche, tutte accomunate dal
desiderio di espandere i propri possedimenti.
Concentriamoci sui 3 attori
principali: MILANO, VENEZIA e FIRENZE.
Tutte e tre queste potenze dell’epoca
cominciano il nuovo secolo annettendo, più o meno civilmente, i Comuni più
piccoli che si trovano negli immediati dintorni del loro territorio iniziale e,
dove non riescono con la diplomazia (tratti o matrimoni di interesse tra
famiglie di Signorie più piccole ma altrettanto ricche e strategiche), passano
alle maniere un po’ più forti. È inevitabile che queste tre realtà emergenti in
capo a qualche anno arrivino a pestarsi i piedi, per così dire…
Le prime due che vengono “alle
mani” sono MILANO che al momento è governata dai VISCONTI e FIRENZE governata
del primo della dinastia dei MEDICI (Cosimo). I Visconti sono senza dubbio
quelli più preparati in campo militare, è infatti una Signoria che fa della
forza e del prestigio in battaglia uno dei suoi baluardi e assolda a più
riprese quelli che sono e saranno probabilmente i migliori Capitani di Ventura
del periodo. A Firenze non sono però certo degli sprovveduti e per contrastare
Milano trovano un prezioso alleato nella Repubblica di Venezia che, consolidato
il predominio marittimo sull’est del mediterraneo ora vede quasi necessaria una
espansione anche sulla terraferma.
Questa unione, insieme
all’ingaggio di un condottiero di pari abilità rispetto a quelli milanesi, il
Conte di Carmagnola, portò la coalizione di FIRENZE e VENEZIA a ribaltare le
sorti del conflitto e addirittura alla conquista di Brescia. Siamo però ancora
solo nel 1426.
La fase successiva si apre con
un contrattacco dei Visconti ma sono ancora i Veneziani a cogliere le migliori
vittorie e ad acquisire un protettorato su Bergamo e il governatorato su Crema.
Il confine Ducato di Milano e Repubblica di Venezia è ora stanziato sull’Adda
con il cremasco controllato da Venezia e il lodigiano controllato dai Visconti.
Firenze nel frattempo si è defilata al sicuro nelle sue principali Roccaforti
mentre le altre due forze coinvolte rafforzano tutte le loro postazioni lungo
Adda, Po e Serio.
È intorno al 1430 che il
conflitto si allarga anche a Genova (alleata dei milanesi) e fa la sua comparsa
nello schieramento milanese un nuovo condottiero: Francesco Sforza.
Francesco Sforza |
Le sorti si rovesciano di
nuovo e i Milanesi conquistano Soncino e il Monferrato e sconfiggono ancora i
Veneziani a Cremona. Ennesime disfatte portarono i Veneziani a sospettare del Conte
di Carmagnola (loro condottiero) che venne condannato per tradimento e
decapitato. Il doge di Venezia (Francesco Foscari) fu costretto ad abdicare e
Cosimo de’ Medici venne esiliato.
Venezia e Firenze
contrattaccano e lo Sforza si è nel frattempo legato a doppio filo ai Visconti
fidanzandosi nel 1432 con le figlia di Francesco Maria Visconti (Bianca Maria
Visconti che aveva all’epoca solo 7 anni). Ma il grande condottiero aveva altri
piani e per così dire “giocava su più tavoli” (anche per ripararsi dai continui
cambi di opinione e di preferenze del Duca di Milano (Visconti). Questa
tensione interna dei milanesi non giovò alla campagna e infatti arrivarono (sotto
la guida di un altro capitano) una serie di brucianti sconfitte a Soncino
contro Venezia e ad Anghiari contro i Fiorentini.
Particolare della "Battaglia di Anghiari" di Leonardo |
Filippo Maria Visconti si
decide a fare pace con Francesco Sforza che instaura trattative diretta con
Venezia ma la pace di Cremona (1441) è di breve durata e le schermaglie tra le
3 potenze continuano e il corso dell’Adda è terra di battaglie e conflitti. È
ad esempio di questo periodo la distruzione da parte di Francesco Maria
Visconti del Castello di Castiglione (d’Adda) rocca importantissima fino a quel
momento ma che preoccupava il Visconti: se infatti fosse finita nelle mani dei
Veneziani questi avrebbero avuto una testa di ponte troppo importante al di qua
dell’Adda in territorio milanese.
Filippo Maria Visconti |
È soltanto nel 1447, con la
morte del Visconti che la situazione di stallo-belligerante subisce un
contraccolpo. L’unico erede del Visconti è la figlia Bianca Maria, sposata nel
1441 da Francesco Sforza.
Le eredi femmine non molto
considerate all’epoca e la mancanza di disposizioni testamentarie del Visconti
non erano certo di aiuto, si arriva quindi alla proclamazione dell’Aurea Repubblica
Ambrosiana di Milano apertamente ostile a Venezia e sotto la guida degli ultimi
capitani di ventura (Sforza escluso). Le altre città del ducato non vedono però
la Repubblica di buon occhio (essendo esse governate da Signorie): Pavia e
Parma si staccano dal Ducato, Lodi e Piacenza passano apertamente sotto Venezia
(i timori del Visconti non erano affatto infondati a quanto sembra).
La Repubblica Ambrosiana
preoccupatissima richiama alla guida dei sui eserciti Francesco Sforza.
Lo Sforza si impone subito
come signore di Pavia riportando la città sotto Milano e riconquistando in
breve tempo anche Piacenza. Il consiglio Ambrosiano non da risposte precise e
prende tempo ma lo Sforza continua la sua campagna, firma una pace con Venezia
ristabilendo il confine dell’Adda (ancora noi bassi lodigiani direttamente
coinvolti) conquistando Pizzighettone.
La Repubblica di Milano ora
teme lo Sforza e mette addirittura una taglia sulla sua testa (10.000 Ducati)
ma nel 1449, nonostante un intervento Francese a favore della Repubblica di
Milano e contro lo Sforza anche Lodi cade e si arrende al condottiero.
Venezia a questo punto cerca
una pace diretta con Milano che escluda o comunque contenga lo strapotere dello
Sforza ma è proprio lo Sforza ad entrare, acclamato Duca, a Milano nel 1450
dopo aver ottenuto l’appoggio di Firenze. Venezia aveva altri problemi nel
mediterraneo dovuti alla caduta di Costantinopoli.
Si arriva quindi alla nostra
PACE DI LODI.
Nella pace si ratifica innanzi
tutto il titolo di DUCA di MILANO a Francesco Sforza e ai suoi eredi.
È PACE con Firenze, anzi molti
artisti e pensatori passeranno da Firenze a Milano, uno su tutti LEONARDO DA
VINCI che porterà bellezza e conoscenze nel DUCATO.
È PACE con Venezia, che vede
ora di buon occhio il saldo confine con Milano quando i suoi problemi sono
rivolti ad oriente.
L’Italia settentrionale è
praticamente divisa in due dal corso di un fiume: l’ADDA.
Da una parte appunto il DUCATO
di MILANO e dall’altra la REPUBBLICA di VENEZIA e poi qualche Signoria che è
abilmente riuscita a mantenersi indipendente con abili giochi di alleanze,
giusto per fare qualche nome:
- ESTENSI di Ferrara
- GONZAGA di Mantova
- SAVOIA in tutto il Piemonte
- A Genova e a Lucca invece perdurano due REPUBBLICHE
Discorso a parte va fatto per
Firenze, l’alleanza ferrea con Milano (paradossale all’inizio del conflitto)
rende i MEDICI padroni indiscussi della TOSCANA e la loro attività di banchieri
li mette anche al sicuro dalla mire espansionistiche dello STATO PONTIFICIO la
cui posizione dominante in tutto il centro Italia rende pressoché impossibile,
se non con rischiose campagne qualunque velleità di conquista da parte
Aragonese (gli spagnoli reggenti il REGNO DI NAPOLI) che controllano tutto il
sud Italia.
Ci vorranno quasi 70 anni
perché questo equilibrio si rompa con la discesa Francese in Italia nel 1525 e
il confine dell’Adda (ma non solo) di nuovo minacciato, ma quei 70 anni saranno
più che sufficienti perché il mondo veda il fiorire del RINASCIMENTO in tutto
il suo splendore e i nomi e il luoghi che ho nominato vedranno la BELLEZZA
DELLE ARTI assurgere ad un livello che l’uomo non ha mai visto prima nella sua
storia (e che forse non vedrà nemmeno più): ma tutto è cominciato da questa
PACE di LODI con gli occhi del mondo puntati sull’ADDA e pronti a stupirsi di
quelle che l’uomo, in PACE, sarà capace di creare.
CURIOSITÀ EXTRA
La PACE di LODI venne firmata
in quello che era allora il convento di San Domenico (edificato nel XIII secolo
e ristrutturato recentemente), oggi è la sede degli uffici della PROVINCIA di
LODI: alla storia, si sa non manca certo il gusto per i parallelismi e la
teatralità.
FONTI
- Giovanni Agnelli, Lodi ed il suo territorio nella storia, nella geografia e nell'arte, Lodi, Il Pomerio, 1989 (ristampa dell'edizione del 1916)
- Beatrice Ambreck; et al., Atlante della nuova Provincia di Lodi, Lodi, Il Giorno, 1996.
- Agenore Bassi, Storia di Lodi, Lodi, Edizioni Lodigraf, 1977.
- Orazio Cancila, Castelbuono medievale e i Ventimiglia, Palermo, Associazione Mediterranea, 2010.
- Pierluigi Majocchi, Francesco Sforza e la pace di Lodi, in Archivio Storico Lodigiano – Organo della Società Storica Lodigiana, edizione 2015 (pag. 187-286).
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