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LEGGENDE: Il Drago Tarantasio



Come prima pubblicazione per la “sezione LEGGENDE” di questo angolino di curiosità locali non ho potuto esimermi dal raccontare, o meglio da cercare di raccontare, quella che senza dubbio è la leggenda più popolare e conosciuta di tutte, una sorta di reminiscenza che, noi abitanti della bassa, ci portiamo dentro fin da bambini: basta appunto il nome Tarantasio per evocare nella nostra testa subito le sembianze di un drago e una storiella a lui dedicata.
Qui però nascono i problemi perché, a seconda di dove si è nati o vissuti, le “leggende” che vengono in mente possono essere diversissime una dall’altra.

Procediamo innanzi tutto con le parti comuni a tutte le varie versioni che sono riuscito a recuperare.


EPOCA DI SVOLGIMENTO

Medioevo, in genere intorno all’anno 1000 d.c. e solo in qualche caso più tardi, ma mai oltre il 1500 d.c.







AMBIENTAZIONE

Anche in questo caso tutte le leggende sono concordi nell’affermare che il drago vivesse, o comunque avesse agito, lungo le coste di quello che fu il LAGO GERUNDO, una sorta di bacino lacustre acquitrinoso, simile alle everglades della Florida, creato dalle esondazioni dei fiumi ADDA, OGLIO e SERIO e successivamente bonificato.










PROTAGONISTA

Ovviamente anche il protagonista è sempre lo stesso, un drago: ma già su questo punto le leggende tendono già ad essere discordanti.
Giusto per capirci esistono infatti vari tipi di draghi (limitiamoci a quelli europei altrimenti siamo fregati), divisi fondamentalmente per la presenza o meno di ali e il numero o l’assenza delle zampe.
Agevoliamo carrellata fotografica per capirci meglio…

GRANDE DRAGONE ARALDICO
4 zampe, ali possenti, lunga coda: il più “classico” dei draghi dell’immaginario collettivo.
Sputa fuoco, è ghiotto di bambini e giovani donne e può essere custode di favolosi tesori.

VIVERNA
2 zampe posteriori, ali possenti che si aprono con gli arti superiori e lunga coda.
È noto soprattutto in Francia e Germania dove tende a rapire le persone di notte.

ANFITTERO
Senza zampe ma alato e con una lunghissima coda, anche piumato in alcune rappresentazioni.
È il drago per eccellenza nella tradizione araba e nord-africana.

LINDWORM
2 zampe superiori con artigli affilati, corpo di serpente e senza ali.
Adora la carne umana, predilige i luoghi isolati e ricorda i draghi della tradizione asiatica.

GRANDE BISCIA
Niente zampe ne ali, corpo di serpente con spire possenti, corpo squamoso e denti velenosi.
Si dice portatore di pestilenze, adora le paludi e i luoghi nebbiosi...

Il nostro Tarantasio sembra appartenere a due categorie (che più diverse non si può).
Il dragone ARALDICO: in questa visione appare soprattutto nelle leggende a sfondo più romantico (dopo vedremo il perché).
Oppure…
La grande BISCIA: comune invece a tutte quelle versioni collegate a pestilenze e aventi per co-protagonisti personaggi storici realmente esistiti.


ORIENTAMENTO

Il drago, da buon drago europeo che si rispetti, è malvagio in 8 racconti su 10: nei restanti 2 casi o sta proteggendo un tesoro oppure è fondamentalmente incompreso.
Nelle 8 volte in cui è malvagio, equamente divise a metà, è impegnato a nutrirsi di bambini e giovani fanciulle, oppure a seminare morte con il suo fiato portatore di peste e malattie (versione questa legatissima al luogo paludoso in cui vive e agli eroi storici che lo “affronteranno”).


CIAK

Veniamo quindi alla narrazione di alcune delle versioni più famose…

EGIMALDO e STERLENDA
Forse la più antica e la più classica delle leggende aventi come antagonista un drago.
Un drago malvagio, nascosto in una grotta protetta da nebbie e miasmi, vede un giorno una fanciulla sola (o gli viene offerta per placare la sua fame), la rapisce e la porta nel suo antro. Quello che il drago non sa è che la fanciulla ha per innamorato il prode cavaliere Egimaldo che non accetta la sorte della sua amata e si lancia alla ricerca della tana del mostro. Furioso è lo scontro tra il drago e l’eroe, ma la forza dell’amore non può che far soccombere la malvagia bestia.


EROI STORICI
Riassumo velocemente la trama delle leggende aventi per protagonista un personaggio storico realmente esistito.
Una serpe ancestrale devasta le bassure portando morte e malattie per poi fuggire e rifugiarsi nelle acque melmose e negli anfratti, sempre coperti da una coltre di nebbia, del lago Gerundo. La popolazione è allo stremo delle forze e non sa più che fare per salvarsi quando… Ecco arrivare l’eroe che, grazie al suo coraggio e alle sue particolari abilità, ucciderà o farà fuggire il mostro pestilenziale. Gli abitanti di queste terre, finalmente in pace, potranno ridare alla pianura il suo perso splendore.
Sotto il generico nome di eroe si sono celati nell’ordine:

  • IL CAPOSTIPITE della famiglia VISCONTI, primo vero e proprio feudatario in grado di riunire le terre sotto il ducato di Milano.
  • SAN CRISTOFORO, Santo protettore delle acque che, sconfiggendo il mostro, bonificò anche la palude (opera in effetti dei frati Cistercensi).
  • SAN CARLO, Santo che dimorò anche a Camairago (provincia di Lodi) dove la sua famiglia ancora possiede un castello e che, dopo aver scacciato il drago, fece erigere una chiesetta dedicata alla Madonna.
  • LUDOVICO IL MORO (casata SFORZA): subentrati ai Visconti nel controllo di Milano si arrogarono la partecipazione anche all’uccisione di Tarantasio di un loro avo.

FEDERICO BARBAROSSA
Il Barbarossa in effetti merita una menzione a parte.
Oltre al fatto di non essere ben visto nel nord-Italia, il Barbarossa è anche protagonista di una delle versioni in cui il drago non è prettamente malvagio.
Pare infatti che, in seguito alla sconfitta ricevuta a causa della LEGA LOMBARDA, prima di ritornare in Germania, avesse sostato nel lodigiano (territorio a lui fedele) e proprio nelle vicinanze di Castiglione d’Adda, dove soggiornò qualche notte (fatto storicamente documentato) venne appunto a contatto con il drago chiedendogli di proteggere il suo tesoro dal rischio di finire nelle mani dei suoi nemici. Il tesoro non sembra essere mai stato ritrovato e il Barbarossa trovò poi la morte sulla strada per la Terza Crociata. Spariti quindi nel nulla drago, tesoro e il lago Gerundo che lascia al suo posto il fiume Adda e, guarda caso, il Barbarossa trovò la morte annegato in un fiume.


INCOMPRESO
La figura del drago in Europa è appunto generalmente malvagia, ma non mancano esempi in cui, alcune di queste bestie mitiche, abbiamo dimostrato saggezza, nobiltà d’animo, coraggio e anche spirito di sacrificio tanto da diventare esempio per gli uomini. Ecco un piccolo estratto esemplificativo…

[…]
Ancora oggi mi maledico per ciò che ho fatto ed ancora mi ripeto che non potevo fare altrimenti. Un gruppo di ominidi gretti ed insulsi doveva essersi accorto che questa ragazza, negli ultimi tempi, tendeva a rientrare a casa sempre più tardi (a volte penso che la natura dell’uomo sia peggiore della mia). Erano in cinque. Cinque uomini robusti contro una ragazzina inerme. Al principio Lei aveva provato a tenere testa al gruppo, ma non aveva fatto altro che fomentarne gli animi. Se non l’avessero toccata non mi sarei mai mosso, ma quando hanno osato strattonarla con quelle mani laide, non ho potuto trattenermi. Ero furore.
Con un battito d’ali dissipai la coltre nebbiosa che mi nascondeva e fui loro addosso. Lei nemmeno urlò, ma quelli sì. Urla di angoscia e agonia mentre li dilaniavo, riducendo in poltiglia quei crani che avevano osato generare pensieri tanto vili che non potevo ignorare. Mi ergevo a difesa della donna della mia vita (tale era Lei a miei occhi e lo sarebbe poi rimasta per sempre) come un romantico cavaliere, senza rendermi conto di come apparissi in realtà, con le membra di quegli esseri ignobili che mi penzolavano dalle fauci e i vestiti lordi del loro sangue incastrati fra gli artigli. Finito lo scempio, mentre a stento cercavo di placarmi, mi voltai verso di Lei. […] Lei nonostante tutto mi sorrideva, ora sapeva anche cosa io fossi. Purtroppo, adesso, lo sapevo anch’io.
Ne ero follemente innamorato, ma meritava altro. Qualcuno che fosse del suo mondo e del suo tempo, che le vivesse accanto scoprendola donna e scoprendosi uomo con lei giorno dopo giorno. Avrebbe potuto amarmi, lo sentivo, ma io non mi sarei mai potuto perdonare per la dannazione cui l’avrei sottoposta portandola via con me.
Me ne andai. […] Risalii il fiume più grande, cercando un tratto ampio e una forte corrente. Volevo solo perdere coscienza di me. Non volevo provare più niente, basta. Lentamente i miei artigli si mischiarono al greto del fiume, gli arti si intorpidirono saldandosi al ventre; le ali si fecero pietra e roccia mentre le squame sassi. Sentivo già la vegetazione colonizzare il mio corpo, mentre venivo ricoperto dai detriti del fiume. Ormai non ero che parte del paesaggio circostante, un semplice isolotto punito in eterno dai colpi delle onde di un fiume, nei pressi di una cittadina che sarà più volte messa a ferro e fuoco senza che la cosa mi tocchi minimamente. Un solo sussulto degno di nota negli anni passati a far da “paesaggio”: una giovane donna, con un neonato tra le braccia e una spada ad appesantirla ulteriormente, che cerca riparo su quella che un tempo fu la mia coda e che ora non è che un porticciolo naturale. Ormai ero oblio. Anni, secoli, millenni, chi può saperlo. Non volevo altre emozioni e così era stato.
[…]


UN FONDO DI VERITÀ ovvero I LASCITI DI TARANTASIO

Come tutte le leggende che si rispettano anche questa, indipendentemente dalla versione che avete conosciuto o che più vi è piaciuta, ha un fondo di verità: nel nostro caso più di uno.


LAGO GERUNDO
Ne parlo velocemente perché mi riprometto in un prossimo futuro di approfondire un discorso che merita tantissimo spazio. L'esistenza di questo lago è storicamente dimostrata, era una specie di palude (e come tale abitata da bestie comunque poco raccomandabili) e, ovviamente, un luogo decisamente poco salubre; quindi chi gli viveva vicino per lungo tempo rischiava di non godere di una buona salute.

RITROVAMENTI
In effetti sul fondo del lago sono state ritrovate due costole enormi (probabilmente di origine preistorica) ed erano conservate (ancora in tempi recenti) una nella chiesa di San Cristoforo a Lodi (eretta per la fine di una pestilenza grazie all'intercessione del Santo che appunto aveva sconfitto il drago portatore di quella pestilenza) e una nella sacrestia di una chiesa di Pizzighettone.





IPOTESI ROMANA
Pare che Giulio Cesare avesse portato in Italia dei coccodrilli, regalatigli nientemeno che da Cleopatra e sembra che il condottiero romano li abbia lasciati in questo luogo trovandolo adatto alla loro sopravvivenza.





STEMMI DIPINTI e anche POESIE
Moltissimi sono gli stemmi araldici dei Comuni della zona che riportano un drago o un grande serpente in onore di Tarantasio, ma ce ne sono di celebri e conosciuti da tutti che forse non sapete derivare proprio del nostro drago… Agevoliamo le immagini…


LO STEMMA DEI VISCONTI e poi degli SFORZA
Un drago serpentino nell’atto di mangiare un bambino, un uomo oppure addirittura un saraceno che campeggia su castelli e residenze di Visconti e Sforza, ma che ha anche ispirato lo stemma di una squadra di calcio di Milano (quella coi colori nero e azzurro) e anche lo stemma di un canale televisivo mediaset (canale 5 – la cinq – telecinco).

LOGO ENI
Pare infatti che uno dei primi giacimenti di gas naturale trovati dall’ENI sia stato presso Caviaga (paesino lodigiano nei pressi di Cavenago d’Adda) e che lo stesso Enrico Mattei fosse rimasto colpito dalle storie che raccontavo i paesani di come gli effluvi di gas che avevano scoperto erano in realtà il fiato del drago che ancora riposava sottoterra e guai a risvegliarlo. Mattei si affezionò tanto a questa leggenda da ideare il logo dell’ENI, il famoso cane a sei zampe che sputa fuoco, chiamandolo poi appunto TARANTASIO.

Insomma, in fin dei conti, il drago Tarantasio, frutto o meno che sia della fantasia e delle superstizioni, non è mai stato tanto vivo e reale in molte cose che ancora oggi ci circondano e continua da secoli ad essere fonte di ispirazione come lo fu per Dante 700 anni fa…

[...] La vipera che il milanese accampa [...]
Scriveva l’Alighieri nella Divina Commedia: Canto VIII del Purgatorio, parlando proprio del nostro drago…

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