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LIBRI: Presentazione “nell’etere” per MALLEUS

 
Si avvicina la data di una nuova chiacchierata su MALLEUS, necessariamente in streaming per ovvii motivi. In settimana vi darò i dettagli, ma sarà nella serata del 26 novembre. Trattandosi però di un luogo non fisico ma appunto “etereo” non potevo, come di consueto, dedicarmi un approfondimento alle leggende del posto e ho deciso quindi di parlarvi di un luogo altrettanto intangibile presente nel romanzo…


Volevo quindi trasportarvi nelle ambientazioni, non fisiche, ma effimere, che aleggiano nel romanzo partendo però da alcune citazioni presenti nel libro.


AMLETO – William Shakespeare 

Ci sono più cose in cielo e in terra Orazio di quante se ne sogni la tua filosofia.

Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere.


DIVINA COMMEDIA
(INFERNO - Canto Terzo)Dante Alighieri

Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.
[…]
Quivi sospiri, pianti ed alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai
[…]
Non isperate mai a veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi all’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e n’ gelo
[…]
Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier della livida palude
ch’ ntorno a li occhi avea di fiamme rote
[…]
Finito questo, la buia campagna
tremò si forte, che de lo spavento
la mente di sudore ancor mi bagna


PARADISO PERDUTO – John Milton

Che importa se il campo è perduto?
Non tutto è perduto;
la volontà indomabile,
il disegno della vendetta,
l’odio immortale e il coraggio di non sottomettersi
mai, di non cedere.
Che altro significa non essere sconfitti?


BIBBIA

Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio.
Partì il primo angelo e versò la sua coppa sopra la terra;
e si formò una piaga cattiva e maligna sugli uomini...
[…]
Il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; 
e dal tempio, dalla parte del trono,
uscì una voce potente che diceva:
«È cosa fatta!»


MALLEUS – Marco Bergamaschi
(eh beh…)

Il varco.
Scogli acuminati sovrapposti a formare quella che si potrebbe definire un’architettura.
Pezzi di legno eburneo, graffiati e intrisi dell’ultimo goccio di sangue dannato, a stento sorreggono una volta che non si direbbe in grado di resistere a un flebile alito di vento, ma che, al contrario, sfida il tempo di tutto il creato.
Un monumento nel nulla, rischiarato solo dal magmatico rosso dell’Acheronte che scorre fluido come una colata lavica: incandescente e doloroso come i peccati.
Tutto però è freddo, da far battere i denti e tremare le membra, perché solo paura si può provare qui.
Poi quelle parole...
Quelle sono più recenti, le ha vergate il nuovo guardiano per rendere vero ciò che, prima di lui, un altro mortale aveva solo immaginato: incise con rabbia, prima di raggiungere il suo ancestrale scranno e da lì vegliare il passaggio di coloro che in vita non hanno meritato. Pronto a brandire il pesante maglio, affidatogli per chissà quale ignominioso artificio, e a scagliarlo contro chi dovesse cedere alla disperazione e rifiutare la propria pena. Non esiste pentimento, né speranza o commiserazione, solo dannazione eterna.
Solo lui.
Vivo tra i morti e morto tra i vivi. Unico attore di quell’atroce spettacolo che è la morte.
Qui lui sta.
Curvo su sé stesso come se portasse sulle spalle tutta la disperazione che permea questo luogo. Con la mano scheletrica, ma ancora inspiegabilmente salda, a reggere il capo chino, coperto da un manto di tenebra, da cui brilla solo un occhio infuocato, mentre dall’altro, chiuso, sgorga, lenta quanto densa, una lacrima.


Ci si vede online e vi lascio con la prima immagine da me personalmente elaborata come prima copertina (assolutamente provvisoria) di MALLEUS.


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