IN EVIDENZA

LUOGHI: Il Castrum (alias il Castello di Castiglione d'Adda

Chiamatela pure convivenza forzata ma la seconda settimana di seguito nella zona rossa con il 99% del tempo passato nel mio paesello non poteva che condurmi a questo: una digressione sull’evoluzione del castello di Castiglione d’Adda nel corso della sua storia…

Piccola parentesi relativa alle origini del nome di tutto il paese e quindi in primis della sua parte più antica, quella appunto occupata attualmente dal suo castello. Come i tantissimi comuni in Italia chiamati Castiglione anche quello sull’Adda deriva il suo toponimo dal latino Castrum legionis cioè accampamento militare ed infatti non è difficile immaginare per eserciti e commercianti romani un punto così favorevole sia per le avanzate delle armate verso la Gallia e per i traffici data sia la sua posizione vicino ad un fiume da sempre molto utilizzato per gli scambi e sia per il passaggio di una antica via del sale e della più nota via Emilia poco distante.
Dicevo appunto che la parte più antica di questo borgo sull’Adda non poteva essere che la zona dove appunto sorge attualmente il castello proprio perché si tratta di un sorta di promontorio naturale che si eleva per qualche metro sul resto della pianura e protetto su due lati (almeno fino al 1700) dal fiume Adda che gli scorreva proprio a fianco. A testimonianza di questo passato romano alcune monete di epoca augustea recuperate durante il primo tentativo di restauro del castello nella seconda metà del 1800.
Concentriamoci appunto sul castello e sulla sua evoluzione nel corso dei secoli seguendo le testimonianze dell’epoca…

Il primo documento ritrovato attestante l’esistenza di un borgo con castello annesso è datato 23 dicembre 1039 e si tratta di un lascito che un nobile Ilderado da Comazzo e la sua consorte Rolenda fanno al monastero di San Vito (ora cascina San Vito) di alcuni loro terreni nelle vicinanze del monastero e che comprendono già la piccola chiesa di Santa Maria (prima edificazione della attuale Chiesa Parrocchiale dell’Assunta) ma anche di un Castrum (fortificazione) munita di fossato, ponte, porticato, una torre di tipo Bretone (merlata con feritoie) e di una spianata con le case dei castaldi (questa ancora visibile nella particolare disposizione delle case di largo Castello.

Nel 1142 il nostro castelletto ancora nella configurazione del 1039 passano come pegno al vescovo di Lodi ed è proprio inseguendo verso Pizzighettone gli sconfitti Lodigiani che i Milanesi distruggono (per la prima volta) il castello di Castiglione: è il 1158.

Nel 1164 con la discesa in Italia di Federico Barbarossa il castello viene ricostruito. Sicuramente più forte e robusto rispetto al precedente, sempre con una torre verso l’Adda è un ponte levatoio per il fossato, ma soprattutto adatto ad ospitare nella notte del 24 settembre di quell’anno un personaggio di riguardo come l’imperatore del Sacro Romano Impero.

Nel 1295 il castello viene ulteriormente ampliato da Matteo Visconti, impegnato ancora nella guerra contro Lodi, aggiungendo anche una cerchia di mura intorno al borgo ma nonostante questo venne comunque conquistato dai lodigiani e l’anno dopo ripreso dai Milanesi guidati dal Marchese del Monferrato, inizia un periodo di relativa stabilità sotto il controllo dei Visconti in cui il “nostro” castello viene abbellito è completato interamente in muratura.
A partire dal 1426 la guerra tra Ducato di Milano e Repubblica di Venezia si porta sull’Adda e ogni roccaforte è vitale. Il castello cade in mano veneziana e viene ripreso più volte dai Visconti fino a che, riconquistato per l’ennesima volta dagli Sforza (succeduti nel frattempo ai Visconti come duchi di Milano) non decidono di spianarne completamente le mura. L’editto con quest’ordine è del 1470 ad opera di Galeazzo Maria Sforza, secondo Sforza alla guida di Milano ed è appunto la seconda volta che i milanesi distruggono il castello di Castiglione.

Nel 1478 gli Sforza danno il feudo a Carlo Fiesco, un fuoriuscito genovese a cui venne però tolto nel 1504 per non ben precisati dissidi con i Signori di Milano (pare per la cattiva gestione dei possedimenti) è passato ai Pallavicino di Busseto. Al vecchio Pallavicino Pallavicini successe il figlio Cristoforo, decapitato per oscuri motivi nel 1521.

A Cristoforo successe Gerolamo, già capitano dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo che gli concesse il privilegio di unire l’aquila bifronte asburgica al suo stemma di famiglia.
È a Gerolamo Pallavicino cui si deve la ricostruzione del castello così come le vediamo oggi…

Poco dopo, l'intero castello compare chiaramente tra le piante, con l'Adda che ne costeggia le mura, ri­velando la sua funzione di fortezza dominante la valle. La torre non è l'unico particolare in costruzio­ne, tutte le mura sono state da poco rinforzate, ma alcuni artigiani ci stanno ancora lavorando, modifi­cando, con la loro arte, l'idea stessa di castello: [...] non è solo una for­tezza con torri e alte mura, ma una vera e propria re­sidenza signorile, come nota dalla cura di alcuni det­tagli dell'architettura e dalla totale assenza di cam­minamenti per la ronda. Tutto questo però passa in secondo piano rispetto alla singolarità della torre principale, così diversa nel disegno da tutte le altre; sale circolare fino all'altezza del castello, probabil­mente appoggiandosi alle fondamenta di quella pre­cedente, ma la parte finale che supera tutte le altre di un buon piano è ancora coperta da una complicata impalcatura, fatta di travi, argani e pulegge, per un lavoro fine ed accurato. [...] L'Adda rende inattaccabile il lato est del ca­stello grazie anche al fatto di essere stato costruito su di un costone roccioso che contribuisce a rendere impraticabile un assalto da quella direzione. A nord invece si estende una vallata di un verde intenso, si­curamente bonificata da poco dato che il terreno è ancora a prato e nessuno lo sta coltivando; ma anche quel lato non costituisce un problema, in quanto le case che vi si affacciano sono state costruite una ac­canto all'altra per impedire l'accesso, in una sorta di prolungamento delle mura stesse del maniero. [...] il castello è collegato al resto del paese per una sottile striscia di terra da cui sbuca, come se scorresse sotto le case stesse, una piccola cascata che si perde in una roggia che probabilmente prosegue nei campi: se si potesse isolare quel tratto di terra l'intero castello sarebbe
imprendibile. 

Così si sarebbe presentato il castello ad un ipotetico barcaiolo dell’Adda nell’anno della sua ricostruzione: 1555. Di lì a poco e dopo un’ultima scaramuccia con un piccolo contingente francese sarebbe stata ultimata anche la torre più alta con l’ultimo piano con una particolarissima (e non spiegata da alcuna fonte) pianta eptagonale.

Morto anche Gerolamo, ultimo dei Pallavicino non avendo avuto eredi, il feudo torna alla camera ducale dove sarà acquistato dai Conti Serbelloni nel 1581 per 18.000 lire. I Serbelloni faranno fare al castello la definitiva trasformazione in sfarzosa residenza privata pur mantenendo ancora alcune caratteristiche (tra cui appunto la torre) del maniero dei Pallavicino. 
Ormai l’Adda non era più contesa terra di confine e la pace nel borgo e per il suo castello resterà tale per secoli.

_________________________________________________________________________

FONTI 
 -          Dizionario storico geografico del lodigiano / Giovanni Agnelli. - Rist. anast. - Lodi : Lodigraf, stampa 1990. - VIII, 328 p. ; 31 cm - Facs. dell'ed.: Lodi : Tip. editrice Della Pace, 1886
-          Passato, presente, futuro 2001 le tradizioni di Castiglione d'Adda : il dialetto, i proverbi, i soprannomi, le foto. - [Castiglione d'Adda] : Amministrazione Comunale, stampa 2001 (Lodi : Graffito). - 160 p. : ill. ; 24 cm.
-          Atlante storico-geografico dei comuni del Lodigiano : il territorio, le istituzioni e la popolazione dal Ducato di Milano alla Provincia di Lodi / di Angelo Stroppa ; introduzione di Ferruccio Pallavera ; ricerca iconografica di Pasqualino Borella. - [Lodi] : Consorzio del Lodigiano, stampa 1994. - 127 p. : ill. ; 33 cm - Ed. fuori commercio

Nessun commento:

Posta un commento