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LUOGHI: il Lago Gerundo

L’ho nominato così tante volte che, ormai, il parlarne è diventato un obbligo non più procrastinabile.
La questione che mi si pone di fronte è però molto più complicata del previsto, in quanto di questo lago mitico è stato già scritto praticamente tutto lo scrivibile ed io mi trovo nella più grande indecisione tra lo scrivere un mero resoconto riassuntivo di tutto ciò di cui questo lago è stato, oppure prendere una via completamente diversa e cercare di spiegarvi cosa questo lago abbia invece significato, vedrò dove mi porta la narrazione…

Innanzitutto, contrariamente a tutti i luoghi di cui ho parlato finora, questo lago non esiste più. Non esiste più da secoli. Non c’è nulla di visibile oggi, se non guardando con la dovuta attenzione, che possa renderci palese l’esistenza di questo (quasi mitologico) specchio d’acqua. Ho deciso quindi di comportarmi come un buon giornalista investigativo e, in questa digressione, rispondere (mettendoci comunque una buona dose di aneddoti) alle 6 famose domande: dove, quando, come, cosa, chi e perché.


DOVE?

Parto con questa domanda in quanto ritengo sia la prima cui necessità dare una risposta e la base essenziale da cui cominciare. Come già accennato in altre pagine di questo blog il lago si formò in seguito alle esondazioni dei fiumi Adda, Serio e forse anche dell’Oglio, per cui il suo alveo doveva per forza di cosa trovarsi tra questi fiumi.
La sua individuazione non è però solo una questione di fonti da leggere e confrontare: non è infatti possibile che un lago che doveva avere una superficie stimata di quasi 500 Km2 (superiore ad esempio a quella del Lago di Garda) non abbia lasciato tracce anche nella morfologia del paesaggio. Infatti dei segni li ha lasciati eccome, ma bisogna appunto sapere cosa si sta cercando. Guardando la campagna della pianura Padana, normalmente piatta e tendenzialmente uniforme, non si possono non notare dei dislivelli molto evidenti, se non addirittura dei veri e propri promontori che si susseguono senza particolari interruzioni soprattutto in quella che fu la riva occidentale del lago tra Cassano e Castiglione. Nell'immagine che vedete qui di fianco ho quindi cercato di mettere in risalto (rispetto alla mappa che apre il post) dove si sarebbero trovati i paesi che oggi conosciamo se fossero esistiti tutti (alcuni c’erano altri no) al tempo del nostro LAGO. Se in futuro vi capiterà di fare lunghe passeggiate sfruttando le ciclabili, che sono fiorite in queste zone, spero che noterete queste “antiche rive” e come si discostino (in maniera abbastanza evidente) dagli attuali corsi dei fiumi Adda e Serio, ma anche dal canale stesso della Muzza.


QUANDO?

A questo punto la connotazione temporale diventa anch'essa importante. Facciamo gli scienziati pignoli per qualche istante e precisiamo che, da riscontri geologici eseguiti, l’alveo dell’Adda (principale fiume che alimentava il lago Gerundo) era delineato già 5000 anni fa, seppur con qualche ansa che cambierà più volte nel corso della storia. Questa, a mio modesto parere, è semmai una riprova della sostanziale correttezza dei racconti che non parlano mai di un lago “preistorico” ma, semmai, di un lago alluvionale venutosi a creare appunto per delle esondazioni di fiumi già presenti e delineati come appunto le ricerche sulla datazione del corso dell’Adda confermerebbero. Quindi il lago dovrebbe essere successivo al 3000 a.C.
Noi sappiamo anche, come già accennavo nel post su TITO MUTIO, che in epoca romana il lago poteva già esistere o quantomeno che i romani avevano notato nel regime del fiume Adda notevoli problemi di gestione, con tutte le sue anse e addirittura che una sua parte si perdeva, ingovernata, nella campagna nella zona di Vaprio tanto da indurre i romani ad iniziare l’opera di canalizzazione nota come Muzza: siamo circa nel 60 a.C. e, per quanto ne sappiamo, il lago a questo punto poteva già esistere o essere in procinto di apparire, sarebbe bastata infatti una piena più ingente delle altre, con fiumi non ancora dragati o protetti da argini e il nostro lago Gerundo sarebbe così magicamente apparso. Esagero? Può essere. Ma pensate a cosa ha fatto la piena dell’Adda a Lodi nel 2002 (basta guardare la foto qui di fianco ricordando che non parliamo di medioevo ma di nemmeno 20 anni fa).




COME?

Come era fatto quindi il nostro lago… L’errore in cui spesso si cade è principalmente indotto dalla nostra normale percezione di “LAGO”. Siamo soliti infatti immaginarci un lago come un grande specchio d’acqua, profondo e attraversabile con battelli, anche di una certa dimensione: se ci immaginassimo in questo modo il nostro Lago Gerundo incorreremmo in un madornale errore (l’immagine qua sopra vorrebbe in un certo senso essere evocativa oltre a quella qui di fianco ovviamente).
Il Gerundo non era infatti un lago profondo, anzi non era profondo proprio per niente! Tra i 3 e 9 metri (12 metri forse proprio nel punto più profondo), praticamente niente se paragonato al lago di Garda (profondo in media 346 metri) ma anche al lago d’Iseo (250 metri) o all'ancora più piccolo lago d’Idro (122 metri) per assurdo si avvicinerebbe di più ad un lago di tipo laminare (essendo in pianura) come il Trasimeno (che infatti ha una profondità media di circa 6 metri).
C’è un però: stiamo anche parlando di un lago con acqua corrente molto lenta, con un bacino non ben definito e soggetto a continui cambi di alveo dovuti proprio ad un non uniforme (e comunque limitato) approvvigionamento di acqua. Quindi a cosa potrebbe assomigliare il nostro lago? Beh non era molto diverso da una palude (le Everglades della Florida o i laghetti del Mincio a Mantova se volete stare in Italia e anche abbastanza in zona). Questa sua connotazione paludosa e inospitale ha poi perfettamente senso anche se rapportato alle testimonianze della sua esistenza. Che bisogno ci sarebbe stato infatti di bonificare un lago come il Trasimeno (a parità di profondità ma con una superficie ipotizzata superiore)? Invece il suo essere una sorta palude si sposa perfettamente con i piani abbozzati a più riprese per bonificarlo e spiegherebbe anche il suo essere fulcro e luogo di nascita di tutte le leggende relative al DRAGO TARANTASIO con i sui fetidi miasmi e le paure recondite che poteva celare un luogo non certo salubre e sicuramente inquietante in alcuni suoi punti.


COSA SUCCESSE?

È presto detto: nelle cronache appena posteriori all'anno 1000 d.C. abbiamo le prime testimonianze della prosecuzione dell’opera di bonifica iniziata dai romani e perpetuata dalle varie abbazie che sorgevano nelle vicinanze del lago e che avevano interesse nella sua bonifica per aumentare le terre coltivabili. Queste opere sono proseguite fino quasi al 1300 quando sembra che il “lago” scompaia definitivamente anche da miti e leggende.
Possiamo quindi affermare, senza particolari problemi, che il nostro lago sia esistito per un periodo di, forse addirittura, mille anni (almeno per buona parte dell’alto medioevo). Un tempo sufficiente per lasciare traccia e ricordo di sé. Inoltre questo slittamento in avanti della sua comparsa (rispetto ad una teoria che lo vedrebbe addirittura antecedente all'epoca romana) spiegherebbe come mai è così vivo nelle leggende orali di stampo medievale e non in quelle che prendono le mosse dai miti romani.

              
CHI?

Questa domanda ne porta con sé un’altra: erano solo le abbazie a trarre beneficio dalle opere di bonifica? Ma assolutamente no! Queste opere vennero promosse e finanziate a più riprese dai nobili che si susseguirono a controllo del territorio e non solo piccoli feudatari, ma anche personaggi ben più importanti e che, all'epoca, avevano in mano il destino dell’Italia intera.

1158 – Federico I di Svevia (Barbarossa) dopo la dieta di Roncaglia è presente in zona e, con un non ben precisato lascito al convento di San Vito, promuove le bonifiche nella zona di Castiglione d’Adda (dove soggiorna appunto per qualche giorno)

1230 – Federico II di Svevia (Imperatore del Sacro Romano Impero e nipote del Barbarossa) fa ultimare lo scavo del canale della Muzza fino a Castiglione d’Adda nella forma in cui lo conosciamo ancora oggi “portando acque fresche e veloci in tutta la bassa”, è un imperatore completamente diverso dal nonno, studioso e letterato (parla 6 lingue e predilige le scienze e la poesia)

1262 – Ottone Visconti (arcivescovo di Milano) promuove altre bonifiche in tutto il territorio sfruttando il canale appena completato; è il primo Visconti ad insediarsi a Milano (anche se come ecclesiastico) e si deve probabilmente a lui l’assunzione come stemma dei Visconti del Drago Tarantasio.

Questi solo per citare i principali personaggi storici che hanno lasciato traccia in editti o altro della loro volontà di bonificare il lago, ma ci sono indirettamente implicati anche altri personaggi nominati in correlazione al lago Gerundo nelle leggende e nei racconti popolari, due soprattutto:

San Cristoforo – Santo ausiliatore, chiamato appunto come aiuto in caso di gravi calamità naturali, a lui per l’aiuto dato appunto in una di queste occasioni fu edificata, a partire dal 1563, a Lodi una Chiesa ed un convento dove attualmente hanno sede gli uffici della Provincia.

San Carlo Borromeo – Santo molto venerato nella bassa lodigiana avendo ancora la sua famiglia dei possedimenti specialmente nell’attuale comune di Castelgerundo (nomen-omen) e a cui si deve la benedizione della chiesetta della Madonna della Fontana presente già prima del 1261 in località Camairago ed edificata proprio per proteggere la comunità dalle esondazioni dell’Adda.


PERCHÉ?

All'ultima domanda risponde in parte tutto quanto detto finora. Il lago Gerundo è importante e merita di essere ricordato perché culla di tutto ciò che noi, “abitatori della bassa”, siamo.
È luogo di nascita di miti e leggende che ci accompagnano da secoli.
È grazie a lui e alla sua bonifica se ora il lodigiano è la nostra casa e la realtà che conosciamo: la sua ricchezza d’acqua, una volta convogliata e gestita, è diventata un bene inestimabile.
È la nostra casa: persone che sono vissute sulle sue sponde opposte per secoli si sono date anche battaglia, ma oggi, a sentire il suo nome, pur con tutti i campanilismi italici che conosciamo, ci fa sentire vicini, ci fa sentire fratelli.

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FONTI

-    Italo Sordi, Leggende sulle acque in Lombardia, Brescia, Grafo, 1997, ISBN non disponibile.
-    Giovanni Agnelli, Lodi ed il suo territorio nella storia, nella geografia e nell'arte, Lodi, Il Pomerio, 1989 (ristampa dell'edizione del 1916)
-    Beatrice Ambreck; et al., Atlante della nuova Provincia di Lodi, Lodi, Il Giorno, 1996.
-    Agenore Bassi, Storia di Lodi, Lodi, Edizioni Lodigraf, 1977.
-    Dizionario storico geografico del lodigiano / Giovanni Agnelli. - Rist. anast. - Lodi : Lodigraf, stampa 1990. - VIII, 328 p. ; 31 cm - Facs. dell'ed.: Lodi : Tip. editrice Della Pace, 1886
-    Passato, presente, futuro 2001 le tradizioni di Castiglione d'Adda : il dialetto, i proverbi, i soprannomi, le foto. - [Castiglione d'Adda] : Amministrazione Comunale, stampa 2001 (Lodi : Graffito). - 160 p. : ill. ; 24 cm.
 Atlante storico-geografico dei comuni del Lodigiano : il territorio, le istituzioni e la popolazione dal Ducato di Milano alla Provincia di Lodi / di Angelo Stroppa ; introduzione di Ferruccio Pallavera ; ricerca iconografica di Pasqualino Borella. - [Lodi] : Consorzio del Lodigiano, stampa 1994. - 127 p. : ill. ; 33 cm - Ed. fuori commercio

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