Probabilmente è il “luogo” più
a nord (rispetto ovviamente alla mia normale posizione geografica) dove le mie
personalissime ricerche mi abbiano mai spinto. A dirla tutta non era nemmeno
presente nel primo bozzetto di storia che avevo steso di getto per il mio
romanzo MALLEUS. Eppure non appena mi ci sono imbattuto (aggiungo in
modo totalmente casuale) non fatto a meno di inserirlo nella storia, ma quello
che doveva essere un cenno è diventato presto un nodo cruciale.
Vi presento la Rocca di Baiedo…
Precisazioni (e come
potrebbero mancare), parlerò di questo castello e soprattutto del suo ultimo
possessore solo ed esclusivamente dal punto di vista storico, cercando di
evitare non solo gli spoiler (anche perché Malleus non ha ancora visto la luce)
ma soprattutto delle facili divagazioni che la storia particolare di questo
maniero potrebbe indurre (specialmente in uno
pseudo-storico-scrittore-impressionabile).
Procediamo quindi con ordine…
LA ROCCA
Parliamo di ROCCA e non di castello
perché fin da quando vennero edificate le prime mura, in epoca romana, la sua
funzione principale fu quella prettamente difensiva.
Intanto la sua posizione (QUI)
su di una spelonca rocciosa, che si stacca dai massicci montuosi per isolarsi
quasi al centro della valle, ne fa un punto strategico irrinunciabile ed in
grado letteralmente di chiudere a chiunque tutta la Valsassina. Nel corso dei
secoli venne poi sempre più ampliata e rimaneggiata per renderla imprendibile.
Nel 975 c'è la prima ufficiale
indicazione della sua effettiva presenza.
Dal 1100 circa fino al 1335
sarà di esclusiva proprietà dei Della Torre fino a quando Azzone Visconti non
pose tutta la valle sotto il suo controllo, evitando comunque di cingere
d'assedio la Rocca e preferendo l'alleanza alla battaglia.
Nel 1447 i Veneziani invadono
la Valsassina e pongo sotto assedio Lecco. È il periodo che si protrarrà, tra
alti e bassi, dell'acerrima lotta tra Milano e Venezia e che vedrà nell'ADDA,
che sfocia dal Lario proprio a Lecco, un tormentato confine. Con l'arrivo delle
truppe da Milano i Veneziani si ritirano proprio nella Rocca di Baiedo e, seppur
sconfitti, riescono a tenere la Rocca e quindi il controllo dei traffici nella
Valle.
Sarà solo nel 1452, dopo un
assedio di oltre un anno, che Francesco Sforza riprenderà Baiedo.
Nel 1504 la Rocca passa nelle mani di un capitano milanese, Simone Arrigoni, che la fortificò
ulteriormente.
Nella sua configurazione
definitiva appariva quindi più o meno così:
Arroccata sulla cima di quella concreazione rocciosa con le pareti a picco sulla valle, stava una doppia cerchia muraria con bastioni aggettanti a picco sul vuoto con due torri ad osservare l’ingresso e l’uscita dalla valle. Solo una stradina, adatta più alle capre che ai cavalli, saliva al castello, ma il viaggiatore, prima di raggiungere il suo ingresso, avrebbe dovuto passare sotto un'altra torre di guardia, da cui partiva una seconda cerchia di mura, e poi da un altro avamposto, sempre turrito, presso cui si potevano tenere anche delle truppe di supporto.
Schizzo di Leonardo in cui molti riconoscono il profilo della roccioso della Valsassina nei dintorni di Baiedo |
L’ULTIMO FEUDATARIO
Il discorso ora deve, per
forza di cose, scostarsi leggermente dalla Rocca per parlare appunto del suo
ultimo possessore.
Chi era Simone Arrigoni?
Questo è Cesare Borgia, il carattere iroso simile all'Arrigoni me li hanno fatti immaginare simili anche d'aspetto |
Nel 1495 è nominato cavaliere
gerosolimitano e intrattiene, per conto del Moro, rapporti con tutte le
maggiori corti del nord Italia.
Nel 1498 è nominato maestro
delle entrate ordinarie ed il suo carattere bellicoso si nutre degli intrighi
di palazzo. È in aperto contrasto con Antonio Landriani, insostituibile
tesoriere del Ducato e gran favorito del Moro.
Il 30 agosto 1499 scoppia
letteralmente un putiferio. Le milizie francesi sono quasi sotto le mura di
Milano, il Landriani ha appena posto una tassazione straordinaria per garantire
il prosieguo dello sforzo bellico del Ducato e Arrigoni è tra i più colpiti
(come buona parte dei signorotti fuori dalla più stretta cerchia nobiliare a
dire il vero). Sta di fatto che all'uscita di un consiglio, convocato
affannosamente dal Moro per l'arrivo dei francesi, Simone Arrigoni, al comando
di un gruppo di cavalieri mascherati, assale e uccide Antonio Landriani e fugge
da Milano.
Il 6 ottobre 1499, il re di
Francia Luigi XII fa il suo ingresso trionfale a Milano e tra i quattro
gentiluomini milanesi che gli tributano gli onori figura proprio Arrigoni. È proprio la nuova dominazione francese a portarlo ad una nuova ascesa: viene infatti nominato governatore di Lecco, nonché conte della Valsassina
prendendo quindi possesso della Rocca di Baiedo.
Fino al 1504 si occupa
essenzialmente della fortificazione della Rocca, sembra appunto attraverso
l'appropriazione (probabilmente solo una copiatura) dei progetti leonardeschi.
Per pagare però i lavori e la sua personale opulenza Arrigoni non esita a
taglieggiare la popolazione della valle e delle zone sotto la sua influenza.
La sua bramosia di denaro e di
potere si spinge però oltre. Si sente al sicuro nella sua rocca appena
fortificata, crede in una prossima morte del re di Francia e quindi si appresta
a rendere il suo territorio indipendente, sognando una sorta di stato
cuscinetto tra Milano e Venezia e l'inizio di una sua discendenza nobiliare
(anche se al momento non ha nessun erede).
Purtroppo per lui il re di
Francia supera la crisi, gli viene riferito tutto quanto è stato commesso e macchinato dall'Arrigoni e il 18 febbraio 1507 lo dichiara ribelle. Alcuni giorni
dopo sarà catturato proprio dentro la Rocca di Baiedo.
Dopo un processo sommario,
anche abbastanza veloce per via delle numerose e comprovate accuse contro di
lui, il 25 marzo 1507 viene condannato. Sarà decapitato in piazza Castello dove, tra l'altro, aveva accolto il re di Francia ed il suo corpo, squartato, posto come monito alle quattro porte di Milano, mentre il capo invece sarà issato in
cima al campanile del broletto.
Ho volutamente soprasseduto su
come venne catturato Simone Arrigoni proprio perché strettamente connesso alla nostra Rocca, protagonista di questo estratto.
Torniamo velocemente quindi ai
giorni tra il 18 e il 25 febbraio 1507, giorni in cui si auspica sia caduta la
Rocca presa d'assedio dai francesi.
Quindi: Arrigoni è asserragliato e ragionevolmente convinto che il suo castello sia imprendibile. I francesi
da sotto la rupe sembrando concordare con lui e si mettono in una posizione di attesa (vi ricordo che nella storia l'unico assedio riuscito alla Rocca era durato quasi un anno intero).
Succede però qualcosa di inaspettato e che lo stesso Leonardo da Vinci racconterà, ospite del governatore di Milano Carlo de Chaumont d'Amboise, e riporterà anche nel Codice Atlantico come commento sotto i suoi disegni per una rocca imprendibile.
Succede però qualcosa di inaspettato e che lo stesso Leonardo da Vinci racconterà, ospite del governatore di Milano Carlo de Chaumont d'Amboise, e riporterà anche nel Codice Atlantico come commento sotto i suoi disegni per una rocca imprendibile.
[…]
Questo mi permise di attuare il mio piano. Scrissi una lettera direttamente al Re di Francia denunciando le trame, peraltro vere, di Simone e questo bastò a convincere la corte a dichiararlo ribelle e a mandare contro Baiedo una spedizione di soldati addestrati. Avrebbero certamente avuto la meglio sugli scalcagnati furfanti che formavano la maggior parte delle difese di Baiedo, ma la rocca era imprendibile e dall'alto del mastio risuonavano risate e sberleffi che lo stesso Arrigoni lanciava ai suoi assedianti.
Io però sapevo cosa fare perché ero perfettamente a conoscenza del punto debole delle difese della rocca. Gli alloggi dei soldati potevano infatti essere facilmente tagliati fuori anche da un piccolo manipolo di uomini proprio perché mal posizionati, rendendo così inutile qualunque intervento a rinforzo. Così feci entrare nottetempo, con la scusa fossero nuovi rincalzi, un gruppo di esperti soldati francesi che non ebbero difficoltà ad impadronirsi del castello e a catturare Arrigoni. […] Quella stessa notte infatti, mentre i francesi massacravano quasi tutta la guarnigione di Baiedo e radevano al suolo la rocca, io fuggii […] fino a Lecco e poi con una barchetta discesi lungo l'Adda fino a queste anse, dove le rocce mi impedivano di continuare la navigazione, per proseguire a piedi.
[…]
Le righe qui sopra sono la mia
personalissima trasposizione romanzata di quello che effettivamente fece, come
riportato dalle fonti, tale Gerolamo Pecchio da Vercelli che, pentitosi dei
soprusi visti perpetrare dall'Arrigoni decise di “scaricarsi la coscienza”
tradendolo.
Come il corpo di Simone Arrigoni
anche la rocca di Baiedo venne quindi completamente smembrata. Troppo
pericolosa e ben costruita non poteva di certo essere lasciata intatta con il
rischio che altri la potessero usare e magari apportare quegli ulteriori
accorgimenti che l'avrebbero resa assolutamente inespugnabile.
Oggi non ne è rimasto praticamente nulla: se ne possono scorgere
solo i contorni delle mura e questo solo dopo una scarpinata non indifferente,
sempre che non si voglia tentare di scalare la parete rocciosa, cosa per cui
oggi è soprattutto conosciuta.
CONCLUSIONI
Perché Baiedo mi chiedere a
questo punto…
Come accennavo all'inizio di
questo trafiletto, mi sono imbattuto nella sua storia assolutamente per caso.
Cercavo una specie di “antagonista” vissuto agli inizi del 1500 e ho trovato
questo nobile/tagliagole; ma il vero colpo di fulmine è stato leggere del suo
castello… Cerco di farvela vedere con i miei occhi di qualche annetto fa:
- una Rocca praticamente
imprendibile a picco su uno strapiombo roccioso…
- il suo progetto, o almeno la
sua ispirazione costruttiva, tratta nientemeno che dal Codice Atlantico di
Leonardo da Vinci (mica ciufoli)…
- un Signorotto che pare la cattiveria e la bramosia personificate, a cui
l'Innominato dei Promessi Sposi sembra fare un baffo, destinato ad una morte atroce e senza
il minimo segno di pentimento…
- la caduta di un castello imprendibile solo per astuzia, con il traditore che scappa usando come via di fuga (unica plausibile in
effetti) proprio l'Adda…
Tutto troppo stuzzicante per
non potermi stregare!
E a voi no???
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FONTI
- Giuseppe Arrigoni, Andrea Orlandi, Pietro Pensa,
Angelo Borghi. "La rocca di Bajedo in Valsassina : baluardo del Ducato di
Milano". Ed. Bellavite (2007), ISBN 9788875110826
- Ambrogio da Paullo, Cronaca milanese dall'anno
1476 al 1515,a cura di A. Ceruti, in Miscell. di storia ital., XIII(1873)
- A. Orlandi, La rocca di Baiedo in
Valsassina,Lecco 1911
- G. P. Bognetti. La città sotto i Francesi,in
Storia di Milano, VIII,Milano 1957
- Leonardo da Vinci, Codice Atlantico f. 41v
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