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LEGGENDE: Il Bargniff



Manca da più di un mese un post su una LEGGENDA senza orpelli e agganci ad avvenimenti storici… Cerco di porre subito rimedio, aggiungendo che anche questo piccolo trafiletto porterà alla vostra attenzione un altro piccolo “giochino dell’estate”. 
Parliamo quindi, senza altri indugi, del BARGNIFF

Precisazione (poteva mancare?): la forma che questo “essere” assume cambia, a volte anche di molto, a seconda della zona della Lombardia o dell'Emilia-Romagna in cui si trova a vivere e “operare”.
Caso strano, non cambia mai nome: troverete infatti dei BARGNIFF in provincia di Sondrio, di Milano, di Brescia, di Pavia o di Lodi.

Prenderò in esame, come di consueto, la versione più vicina (in termini di luogo) a me e quindi al fulcro di questo piccolo blog.


EPOCA DI SVOLGIMENTO


In questo caso, e vale per tutti i BARGNIFF lombardo-emiliani, non abbiamo un ben definita epoca di svolgimento: né tanto meno un tempo passato a cui questa leggenda potrebbe attingere.
In sostanza il BARGNIFF esiste da tempo immemore e potenzialmente sopravvive ancora oggi. Anche perché, contrariamente alle leggende di cui abbiamo parlato finora, nessuno ha mai ucciso il BARGNIFF (né lui è mai scomparso definitivamente dai racconti popolari): al massimo qualche fortunato (o saggio) è riuscito nel tempo a sfuggirgli.


AMBIENTAZIONE

Sebbene la sua presenza (in forma diversa a seconda della zona dicevamo) sia appunto comune in una vastissima area geografica, la peculiarità del suo covo è invece universalmente riconosciuta: il BARGNIFF vive esclusivamente nelle pozze acquitrinose (qui ce la giochiamo facile), ma è anche attratto dai PONTI che possono attraversare queste zone e sotto di essi pone la sua dimora in attesa che degli ignari viandanti (o meglio ancora bambini e ragazzi soli) vi passino sopra.
Scendendo nello specifico, il BARGNIFF più vicino al corso dell'Adda è stato avvistato tra Meleti e Castelnuovo Bocca d'Adda, in quelle bassure verso il corso del Po un tempo estremamente paludose ed ancora oggi soggette ad inondazioni.


PROTAGONISTA


Arriviamo quindi alla descrizione fisica del “protagonista”.

Stanti le differenze locali, la maggior parte concorda con la descrizione “lodigiana”: una sorta di anfibio, con il volto assomigliante ad un rospo, ma con fattezze semi-umane ed una dimensione abbondantemente superiore a quella di un uomo adulto. Il corpo è squamoso ed una volta uscito dalle acque melmose lo troviamo ricoperto di alghe e radici proprie dei fondali paludosi. Le movenze sono lente: siccome tende a sfruttare l'oscurità per aggredire le sue prede, non necessita di un fisico da scattista, anzi la sorpresa è data proprio dalla sua capacità di confondendosi con l'ambiente circostante. È proprio quando ormai il suo obiettivo non ha più alcuna possibilità di fuga che il BARGNIFF si palesa dando una, ed una sola, possibilità di salvezza…
Piccola nota aggiuntiva: dopo la versione “anfibia”, la seconda maggiormente utilizzata nelle leggende (soprattutto nelle zone dell'alta Lombardia e in qualche caso nell'Emilia) è quella in cui il BARGNIFF è accomunato ad un vero e proprio DEMONE: nonostante questo aspetto e la natura inconfondibilmente malefica, non cambia il modo di approcciarsi al viandante incauto (ad enigmi ed indovinelli il Bargniff non sa proprio rinunciare).
Grazie a Maria Monticelli: non so chi tu sia, ma cercando on-line, 
non ho trovato una rappresentazione del BARGNIFF tanto fedele quanto la tua!


ORIENTAMENTO


Sfrutto, come di consueto, il lessico FANTASY: siamo di fronte in tutto e per tutto ad un cosiddetto mostro NEUTRALE MALVAGIO. In sostanza un opportunista che non incarna il male allo stato puro e, seppur si muova solo ed esclusivamente per i suoi fini (nel nostro caso un folle appetito ed il gusto per carne/anima umana), il BARGNIFF lascia comunque al malcapitato che se lo trova davanti un minimo di possibilità di salvezza (e con minimo si intende prossimo allo zero).

Siamo quindi pronti per il succo della leggenda…



CIAK
Nonostante tutti gli avessero detto di stare lontano da quei luoghi paludosi, il giovane viandante riteneva di non avere comunque tempo da perdere, specialmente per stare a sentire dei racconti assurdi che, forse, avrebbero a stento spaventato un bambino. Aveva così deciso di tagliare per le paludi di Meleti per raggiungere più velocemente il guado del Po oltre il bosco del Fagedo nei pressi di Castelnuovo. L'ora è ormai tarda e la nebbia, che avvolge tutta la zona, rende difficilissimo scorgere il giusto sentiero. All'improvviso uno strano e sordo verso comincia ad accompagnarlo, probabilmente dovuto a qualche rana o qualche grosso rospo spaventato dal suo passaggio… pensa… Il ribollio improvviso che ha appena sentito alle sue spalle, mentre si apprestava a superare un traballante ponticello tra gli acquitrini, non può essere però ignorato.
Si volta di scatto: non vede nulla.
È ora per lui di accelerare decisamente il passo: questo decide nell'attimo in cui sta per riprendere il cammino.
Ma non può.
Davanti a lui si para una creatura dai contorni indefiniti. Sembra come se la palude abbia preso vita e si stia alzando in piedi di fronte a lui: gli arti, tozzi e possenti, sembrano avvolti dalle mangrovie, mentre busto e torace si alzano e abbassano ritmicamente come il respiro di un qualunque anfibio; il volto richiama anch'esso quello di un rospo, con due occhi di un rosso raggelante che lo fissano, mentre la grande bocca si spalanca forse per inghiottirlo come se fosse un unico grande boccone. Il terrore ha letteralmente pietrificato il viaggiatore, ma pare che quell'enorme antro formato dalle fauci del mostro non sia ancora pronto a divorarlo perché da esso esce una filastrocca sconcertante nella sua infantilità…

“Sota el pont de s’ciff e s’ciaff
g’è ‘l Bargniff Bargniff Bargnaff
g’ha la vesta virdisina
grand dotor qi l’indovina!”

Come appunto accennavo il BARGNIFF non uccide indiscriminatamente, ma, prima di farlo mette alla prova le sue vittime con un indovinello. Spesso e volentieri si tratta di quesiti di semplice logica, ma che necessitano di un minimo di concentrazione che la situazione in cui il mostro si palesa rende ancora più difficili da risolvere.
Sebbene il fatto stesso che, insieme a quell'inizio di filastrocca e ad alcuni indovinelli (che tra poco vi proporrò come altro “giochino dell'estate), le storie intorno al BARGNIFF si siano sedimentate in una leggenda stia ad indicare che, comunque, qualcuno sia riuscito a scappare da questo mostro, è altrettanto vero che nessuno mai abbia provato ad ucciderlo o cacciarlo. È Infatti il BARGNIFF, molto liberamente, a decidere o meno se sia il caso di lasciare un dato luogo: apparentemente l'unico modo per sconfiggerlo è spingerlo a lasciare un suo nascondiglio e per farlo basta che la gente del luogo, avvertendo tutti della sua esistenza, lo lasci irrimediabilmente senza cibo, costringendolo di fatto a cercare maggior fortuna altrove.


GLI INDOVINELLI DEL BARGNIFF

Credo di essermi affezionato al “giochino dell'estate”: per questo motivo vi lascio qualche esempio di antico indovinello che pare sia stato tra quelli sottoposti dal Bargniff…


N.B. I testi sarebbero in dialetto lombardo/piacentino, ve li traduco direttamente per rendere più “universale” il gioco.
  1. Se prendi l'età dell'ultimo bambino che mi sono mangiato, la raddoppi e ad essa aggiungi la sua metà ottieni il numero 10. Quanti anni aveva il bambino che mi sono mangiato?
  2. C'è uno stormo di anatre in volo: due sono davanti e due dietro, una davanti e una dietro, una in mezzo a due e tre a formare una fila. Quante anatre in volo vedi?
  3. Degli uccelli si fermano a riposare sui rami di alcuni alberi: ogni uccello sta su un albero tranne uno che rimane senza posto; quando a occupare un albero sono due uccelli, un albero rimane sprovvisto di uccelli. Quanti sono gli alberi e quanti gli uccelli, in totale?
  4. Due persone stanno mangiando delle prugne. Se la prima donasse all'altra due prugne, allora ne avrebbero in numero uguale; se fosse la seconda a dare due prugne alla prima, allora quest'ultima ne avrebbe il doppio della prima. Quante prugne possiede ciascuna persona?
  5. Come riempiresti contemporaneamente, senza altri strumenti, due sacchi di chicchi di grano travasandoli da un sacco della stessa misura?
(le soluzioni in fondo al post prima delle “FONTI” così non le avete proprio subito a portata di vista)


CONTAMINAZIONI


Più che di contaminazioni nel caso del BARGNIFF possiamo parlare di molte similitudini con altri personaggi di altre “mitologie”.
L'esempio più lampante potrebbe essere la SFINGE di TEBE della mitologia greca (anche se le sembianze, le motivazioni e l'ambientazione sono diversissime): anche lei era solita porre indovinelli ed uccidere e mangiare coloro che non rispondevano esattamente.
Parlando invece di “inganno” e “versione diabolica” qualche richiamo ci potrebbe essere con il DIAVOLO che avrebbe costruito il PONTE GOBBO di BOBBIO e che appunto finì sconfitto o ingannato a seconda delle versioni da: un locandiere, un vecchio molto particolare e addirittura un Santo (questa “LEGGENDA” merita però, a mio avviso, un approfondimento maggiore).
Invece molto più vicino al nostro BARGNIFF, sia per indole che per ambientazione, è il TROLL della mitologia scandinava e anglosassone: alcuni di questi esseri schivi, sporchi e tendenzialmente malvagi, si rintanano in luoghi bui e sperduti o, molto spesso, si pongono a guardia di un ponte obbligando i viaggiatori a risolvere enigmi ed indovinelli per concedere loro l'attraversamento ed arrivando, a volte, anche a divorare il passante che non abbia risposto correttamente.

Sbuca da sotto un ponte, spaventa i passanti, canta una canzoncina a tratti disturbante e... 
pone indovinelli per far attraversare un ponte! Ditemi voi se non è un BARGNIFF il... 
“VECCHIO TROLL” di DORA L'ESPLORATRICE! 
Autentico terrore di ogni genitore con i figli in età scolare…


UN FONDO DI VERITÀ

Benché l'indovinello sia parte integrante della leggenda, il fondo di verità è probabilmente da ricercarsi nel semplice tentativo di mettere in guardia (soprattutto i più piccoli) dall'avventurarsi in zone potenzialmente pericolose, come quelle paludose un tempo molto comuni specialmente nelle vicinanze di grandi fiumi come il Po.

La stessa connotazione "utile" vale se l'indirizzario dell'avvertimento è un comune viaggiatore che, per la prima volta, si avvicina a zone potenzialmente pericolose...
Potremmo immaginare il nostro ipotetico viandante stanco, entrare in una locanda a chiedere indicazioni per un possibile guado o passaggio nelle zone paludose e in risposta le possibili (fantasiose fino a un certo punto) storie e racconti di oste ed avventori con l'aggiunta di quel pizzico di goliardia (e qui gli indovinelli capiterebbero a fagiolo) che da sempre caratterizza noi abitanti della bassa lodigiana…



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SOLUZIONI INDOVINELLI…
  1. Il bambino ha 4 anni.
  2. Le anatre sono solo tre, disposte in fila indiana!
  3. Abbiamo 4 uccelli e 3 alberi.
  4. La prima persona ha 14 prugne, la seconda 10.
  5. Infili i due sacchi vuoti uno dentro all'altro e poi versi i chicchi di grano!

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FONTI

  • Araldica della Regione Lombardia - Milano: Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia, 2007. E-book
  • Leggende lombardia. - Il Libro delle Ombre. n.d. web
  • Alberta Dalbosco e Carla Brughi, Entità Fatate della Padania, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1995
  • Dizionario storico geografico del lodigiano / Giovanni Agnelli. - Rist. anast. - Lodi : Lodigraf, stampa 1990. - VIII, 328 p. ; 31 cm - Facs. dell'ed.: Lodi : Tip. editrice Della Pace, 1886
  • Atlante storico-geografico dei comuni del Lodigiano : il territorio, le istituzioni e la popolazione dal Ducato di Milano alla Provincia di Lodi / di Angelo Stroppa ; introduzione di Ferruccio Pallavera ; ricerca iconografica di Pasqualino Borella. - [Lodi] : Consorzio del Lodigiano, stampa 1994. - 127 p. : ill. ; 33 cm - Ed. fuori commercio
  • Olindo Guerrini, Alcuni canti popolari romagnoli, Zanichelli, Bologna, 1880



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