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LEGGENDE: La Strega del Bosello



Questa settimana cercherò di mettere un freno alle romanticherie delle ultime pubblicazioni per virare su un argomento un po’ più “horror”.
Abbiamo già parlato di miti e leggende “al femminile”, ma generalmente le entità incontrate erano tendenzialmente buone, caritatevoli e soprattutto avevano a cuore il loro territorio.
Ebbene oggi voglio distaccarmi anche da questo ulteriore cliché parlando della Strega del Bosello...

Precisazione (ormai mi sono affezionato alle “precisazioni iniziali”): anche se è vero che questo trafiletto è riferito ad una strega in particolare, la stessa leggenda, con minime sfaccettature di differenza, la potete trovare in quasi ogni contrada di tutta la Pianura Padana proprio per la sua peculiare natura, perché, in fin dei conti, questa “leggenda” è nata e stata tramandata oralmente con il principale scopo di avvertire i bambini (e gli adulti in alcuni casi) che un dato luogo, in prossimità della loro casa, fosse pericoloso e quindi fosse obbligatorio starsene lontani. Come tutti sappiamo se dici ad un bambino che un posto è pericoloso hai la quasi certezza che il bambino in questione si recherà esattamente in quel posto; se invece gli racconti una storia in cui il pericolo è vero, tangibile e ha già colpito un bambino o una bambina come lui (vedi appunto una strega), allora avrai un minimo di possibilità in più che a quel luogo pericoloso quel bambino non ci si avvicini, almeno per un po’…


EPOCA DI SVOLGIMENTO

Quando però hanno preso forma queste favole o queste leggende? In tempi moderni è effettivamente sempre più difficile che un bambino (target principale del racconto orale) creda all'esistenza di una strega: già io quando ero bambino ero senza dubbio più propenso a crederci che non attualmente i miei figli…
Appunto però, più si va indietro con le generazioni più il racconto diventa verosimile, da verosimile a plausibile, arrivando a sovrapporsi con la vita reale e fatti storici accertati.
È il 1327… non si parla stavolta di leggende che affondano le loro radici nella notte dei tempi ma di qualche secolo e forse questo particolare fa anche più paura. È in quell'anno, in pieno medioevo comunque, che Papa Giovanni Paolo XXII emette la SUPER ILLIUS SPECULA in cui di fatto si parla per la prima volta nella storia in maniera ufficiale di streghe e di come identificarle creando di fatto l'Inquisizione.
Poco più di 150 anni dopo, nel 1484 viene pubblicato il MALLEUS MALEFICARUM, siamo all'alba della scoperta dell'America (1492) e secondo la storiografia attuale già in età moderna (fine del medioevo fatta coincidere con la caduta dell’Impero Romano d’Oriente – 1453) e la caccia alle streghe è al suo culmine come dimostrato da questo trattato che spiega in maniera dettagliata come riconoscere, perseguire, torturare e uccidere streghe, eretici e pagani.
Il tribunale dell'Inquisizione più vicino a noi lodigiani si trova a Milano e il luogo deputato al rogo (punizione massima e assolutamente pubblica per le streghe e gli stregoni) è la centralissima Piazza Vetra e vi verranno condannate e bruciate streghe fino al 1641.
Ad onor del vero il ritmo di condanne e roghi a Milano era di molto inferiore a quello degli altri tribunali d’Inquisizione nel resto d’Europa (Spagna e Germania sono inarrivabili da questo punto di vista); giusto per la cronaca ecco un po’ dei numeri dell’Inquisizione milanese:
- nel 1385, il 16 di settembre, il primo condannato al rogo non è una strega, ma uno stregone;
- nel 1390 sono 2 le donne condannate al rogo;
- nel 1490 è soltanto una la “strega” a bruciare in piazza Vetra;
- nel 1515 ancora solo una strega;
- nel 1517 invece deve essere successo qualcosa di molto interessante (che magari in futuro approfondirò) perché arsero sul rogo bene 7 streghe e tutte insieme;
- nel 1519 ancora una sola strega condannata
- nel 1542 sempre una sola;
- nel 1569 il tribunale della Santa Inquisizione di Milano è presieduto nientemeno che da Carlo Borromeo e vi passano ben 9 streghe ma vengono tutte assolte;
- nel 1594 il presidente del tribunale è il nipote di San Carlo, Federico Borromeo (il cardinale che comparirà anche nei Promessi Sposi) e durante il suo episcopato (terminato nel 1631) vengono arse 9 streghe e uno stregone;
- nel 1641 piazza Vetra vede bruciare le ultime 2 streghe.
  

AMBIENTAZIONE

La nostra strega prende il nome dal Bosello, un bosco molto fitto che fino al XVII secolo divideva parte dell'abitato di Castiglione dal fiume Adda e che, all'epoca, pare ospitasse anche una sorta di rimasuglio di palude ancora da bonificare (alcuni resti del nostro lago Gerundo?).
Il posizionamento dell'abitazione della strega in un luogo pericoloso è, come dicevamo, il succo del collegamento tra molti dei racconti di streghe e fattucchiere e quindi basta spostarsi in un altro paese per trovare una nuova strega in un nuovo luogo inavvicinabile.


PROTAGONISTA

È appunto una strega nella sua connotazione tradizionale, quindi vecchia, brutta e spaventosa, con l'aggiunta che si presenta anche con le vesti sporche e lacere e i lunghi capelli bagnati e sporchi di fango che le coprono in parte o totalmente il viso. Altra particolarità è che appare sempre accompagnata da una nebbia bassa e densa (come quella appunto che scaturisce da paludi ed acquitrini).
Uccide chiunque incontri per il semplice motivo che non vuole essere vista e ha una particolare predilezione appunto per i bambini che rapisce, strangola e ne fa poi ritrovare il corpo nel fiume appena fuori dal bosco.   


ORIENTAMENTO

È la classica personificazione del male senza logica. Non ha nemmeno una motivazione valida per uccidere, lo fa solo per il gusto di farlo o comunque perché è stata violata la sua solitudine senza dare possibilità di fuga a chi cattura e senza nemmeno soppesare se questa persona (o bambino) meriti o meno la sua clemenza. In linguaggio “fantasy” la definiremmo il classico personaggio CAOTICO-MALVAGIO.


CIAK

Siccome questa leggenda, per via della sua funzione deterrente, è stata tramandata  in forma di fiaba (cupa come poche aggiungo) per bambini, la ricostruzione qui di seguito seguirà appunto questo canovaccio…


C'era una volta qui in paese un bambino molto disubbidiente che non ascoltava mai gli avvertimenti dei suoi genitori e non la smetteva di mettersi nei pasticci, costringendo la povera madre a cercarlo ovunque.
Più cresceva più il bambino diventava irrequieto ed ingestibile. Un giorno la madre lo acchiappò un attimo prima che si addentrasse nel boschetto del Bosello. Tanto fu lo spavento che la povera mamma non proferì parola fino a sera. Il padre, vista la moglie sconvolta, spiegò allora al figlio che in quel bosco si nascondeva una strega malvagia che rapiva e uccideva tutti i bambini che vi si avvicinavano.
Il bambino però non diede ascolto agli avvertimenti del padre e della madre e il giorno dopo si addentrò da solo nel bosco. Dapprincipio non notò nulla di strano anche se, dopo pochi passi, il bosco si era fatto così fitto da non vedersi più il punto da cui era entrato. Ad un tratto sembrò aprirsi una radura e una strana nebbia gli circondò le gambe fino alle ginocchia; nello stesso tempo il bambino avvertì una puzza nauseabonda che quasi lo fece svenire. Non ebbe il tempo di chiedersi cosa potesse essere che una figura nera gli si era parata di fronte.
Doveva essere una donna, con gli abiti sporchi e laceri, lunghi capelli neri bagnati e intrisi di fango le coprivano quasi interamente il volto rugoso: stranamente aveva gli occhi chiusi, ma quando li aprì il bambino vide solo due orbite vuote.
Si voltò in fretta per scappare, ma era troppo tardi: due mani, di una forza sovrumana, già gli stringevano il collo togliendogli per sempre il respiro.
Per due giorni e due notti i poveri genitori cercarono invano il loro figlioletto. La mattina del terzo giorno, un pescatore tornò con il macabro ritrovamento: aveva infatti recuperato nel fiume il corpicino senza vita del bambino.
A tutti in paese fu chiaro che non era una vittima del fiume, perché non portava nessuno dei segni dei morti annegati, sembrava invece che fosse morto soffocato.


FINALE AGGIUNTIVO
La storia del povero bambino di Castiglione fece il giro dei paesi vicini e tanti altri poveri genitori dissero di aver perso un figlio in circostanze e posti simili.
Qualche mese dopo, doveva essere l'inizio di novembre, nel vecchio cimitero fuori del paese, dove venivano sepolti i morti non battezzati, si sentirono suoni di festa insieme a grida di bambini. I pochi coraggiosi che provarono ad avvicinarsi furono tanto spaventati da quello che videro che da quel giorno non riuscirono più a parlare e anche i loro sguardi rimasero per sempre persi nel vuoto.


CONTAMINAZIONI

Racconti, leggende e fiabe di questo tipo sono appunto comunissime, in Lombardia ed Emilia-Romagna la strega del tipo di quella descritta qui sopra ha addirittura un nome specifico: Borda.
In dialetto cremasco la parola "borda" indica direttamente la nebbia fitta più condensata verso terra.
Non potevo poi esimermi dal farvi fare un giretto nelle curiosità mitologiche: l'etimologia della parola "borda" pare derivi infatti del dio celtico Borvo. Questa divinità era protettrice delle “acque che sgorgano dalla terra” comprese quelle solfuree e termali, tanto da essere detto anche Borvo il Ribollente. Ora, il suffisso Bor- è presente in alcuni toponimi lombardi e romagnoli e quasi tutti hanno in un modo o nell'altro a che fare con l'acqua e hanno subito l'influenza celtica: qualche esempio oltre alla nostra Borda? Il fiume Bormida o la località di Bormio (chicca ulteriore: Bormio si trova, guarda caso, sul nostro caro fiume Adda).


UN FONDO DI VERITÀ

La base “veritiera” di questa leggenda è a prima vista abbastanza semplice come accennavo all'inizio: una storia inventata per far sì che i bambini non si cacciassero in luoghi pericolosi un tempo molto più vicini all'abitato.
Scavando un poco più a fondo però possiamo trovare un'altra verità celata in questa favoletta. Nel caso specifico la leggenda narra di un boschetto, quello del Bosello, effettivamente esistito e riportato nelle cronache, ma soprattutto parla di fetidi miasmi (come quelli di una palude) e anche qui il richiamo al fu Lago Gerundo è abbastanza chiaro, ma descrive molto bene come il corpo del bambino, vittima della strega, veniva ritrovato nel fiume (che scorreva lì vicino) morto soffocato e non annegato, ebbene: gli effluvi di metano che di solito si incontro nelle paludi, che nelle leggende sono stati anche scambiati per “fiato di drago”, sono molto più pericolosi per i bambini che per gli adulti e possono appunto portarli alla morte per asfissia, inoltre si presentano come una nebbia densa e bassa…  
Piccola chicca ulteriore: nel finale aggiuntivo di questa leggenda si parla di un vecchio cimitero fuori paese, questo cimitero potrebbe essere identificato nel vecchio lazzaretto (oggi inesistente) oppure in un altro vecchio cimitero abbandonato sulla strada che da Castiglione porta a Casalpusterlengo e ancora oggi visibile e che in molti chiamano appunto il cimitero delle streghe...


CITAZIONI

La generale leggenda della Borda è appunto comunissima in Emilia-Romagna e si è anche trasformata da racconto a ninna-nanna. Ne esistono molte, per semplicità ne riporto una:

«Ninàn, ninàn, la Borda
la liga i bei babèn cun una côrda.
Cun una côrda e cun una curdella,
la liga i bei babèn pu la i asserra,
cun una côrda e cun una ligazza,
la liga i bei babèn pu la i amazza»

«Ninna nanna, la Borda
lega i bei bambini con una corda.
Con una corda e con una cordicella,
lega i bei bambini e poi li stringe,
con una corda e con un legaccio,
lega i bei bambini e poi li ammazza.»


Io personalmente non potevo non averla sfruttata.. in modo comunque molto lieve e diverso dalla fiaba narrata sopra, in un certo senso la potrei definire una versione quasi “demitizzante”…

Ora, mentre segue Valente nei meandri del boschetto, si domanda invece cosa mai questi stia cercando, dato che, dal momento in cui hanno rimesso piede a terra, non ha smesso di guardarsi intorno.
- Una radura. – due parole improvvise che spiegano tutto al ragazzo - Il Pallavicino ha bisogno di una radura per preparare gli uomini al contrattacco.
- Dovrebbe essere anche abbastanza vicino al limitare del bosco verso il castello e allo stesso tempo celata almeno ad uno sguardo distratto. Sai se ne esiste una?
- Capisco ma… - risponde pensieroso - purtroppo nessuno si è mai inoltrato nel Bosello.
- In effetti mi sono stupito quando ho visto un bosco così fitto ma tanto vicino al borgo. Come mai?
- Purtroppo si racconta che qui ci fosse una…
[…]
Aveva seguito il fiume risalendo il suo corso, muovendosi tra le sterpaglie e il fango che le avevano stracciato e sporcato le vesti. Non c'era più distinzione tra giorno e notte. Solo i suoi passi a scandire il tempo. Gli stessi passi l'avevano guidata fino a un boschetto. Lì aveva cercato un riparo e aveva trovato un motivo per fermarsi […] Tra il folto del bosco si scorgevano appena le poche luci di quello che poteva essere un piccolo paese immerso in quella che, solo ora se ne accorgeva, doveva essere una notte appena iniziata. Sentendo nell'oscurità un'amica da cui essere protetta, si era incamminata nel borgo. […]  La chiesetta del paese era piccola e quasi sperduta, mentre il lume acceso nella canonica era un invito irrinunciabile, anche se l’ora tarda lasciava il dubbio che quella calma fosse solo apparente. Avvicinatasi si era convinta però di non aver niente da perdere nel presentarsi a quella che doveva essere l'unica guida spirituale del paesino.
Non era invece preparata alla scena che le si presentò aprendo la porta dopo un'energica bussata cui non era seguita risposta. Al centro della stanza tappezzata di libri, sdraiata su un tavolo, si trovava una bambina che si stringeva la pancia in preda a dolori atroci; mentre in un angolo della stanza quella che doveva essere la madre si era ammutolita guardandola spaventata, non riuscendo però a nascondere l'evidente disperazione che l'aveva accompagnata fino a qualche istante prima. Proprio di fianco alla porta stava un uomo che non aveva minimamente accennato ad averla notata e la cui rotondità era accentuata dalla postura: curvo su un pesante tomo; il fatto però di reggerlo agevolmente con una mano le indicava che sotto gli abiti talari si celava comunque una fibra ferrea. Nonostante non avesse abbandonato la lettura, l'aveva notata eccome, tanto da rivolgerle una frase che la stupì non poco.
- Il motivo per cui sei qui può aspettare, ma se vuoi renderti utile è il caso che tu ti pulisca almeno le mani. Nella stanza a fianco troverai un catino: usalo.
[…]

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FONTI

-          Miranda Green, Dizionario di mitologia celtica, Rusconi, Milano, 1999
-          Dizionario storico geografico del lodigiano / Giovanni Agnelli. - Rist. anast. - Lodi : Lodigraf, stampa 1990. - VIII, 328 p. ; 31 cm - Facs. dell'ed.: Lodi : Tip. editrice Della Pace, 1886
-          Atlante storico-geografico dei comuni del Lodigiano : il territorio, le istituzioni e la popolazione dal Ducato di Milano alla Provincia di Lodi / di Angelo Stroppa ; introduzione di Ferruccio Pallavera ; ricerca iconografica di Pasqualino Borella. - [Lodi] : Consorzio del Lodigiano, stampa 1994. - 127 p. : ill. ; 33 cm - Ed. fuori commercio
-          Olindo Guerrini, Alcuni canti popolari romagnoli, Zanichelli, Bologna, 1880
-          https://www.milanocittastato.it/evergreen/forse-non-sapevi-che/linquisizione-a-milano-la-strage-delle-streghe/

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