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LUOGHI: Le Piramidi di Montevecchia



Nell'esplorare, sia fisicamente che navigando nel mare telematico di internet, senza una precisa meta ma solo seguendo la curiosità spesso ci si imbatte in “posti” che non ci si aspettava di trovare, che non si stava in effetti nemmeno cercando, ma che, forse proprio per questo, risultano ancora più interessanti ed affascinanti.
Sarà quella di oggi la disquisizione sulla mia personalissima scoperta di un luogo, a quanto sembra abbastanza noto, ma rimasto a me totalmente sconosciuto per quasi quarant'anni… LE PIRAMIDI DI MONTEVECCHIA.

Fate un giretto QUI

Premessa…
Più che del luogo in sé (di cui state certi approfondirò le caratteristiche nel corso di questo articoletto) vorrei inizialmente parlare della mia personale esperienza di scoperta, perché, oltre ad aver trovato un luogo, a mio avviso veramente interessante, la vera parte divertente è stata il “viaggio” alla sua ricerca.


Milano si vede bene in basso a sinistra
mentre la "spunta" rossa è proprio su Baiedo 
L'OBIETTIVO

Circa tre anni fa mi ritrovavo per le mani un canovaccio abbastanza preciso di quello che avrei voluto raccontare nel mio romanzo MALLEUS (tra poco in uscita dopo rallentamenti vari causa COVID-19). Preciso che le azioni che volevo raccontare si svolgevano nel XVI secolo ed ero quindi passato alla fase di completamento dettagli e verifica che tempi e modi in cui avevo pensato di far svolgere la vicenda coincidessero con le reali possibilità del tempo. 
Un punto mi preoccupava più di tutti: in un particolare momento del romanzo alcuni personaggi avrebbero dovuto muoversi di notte e molto velocemente da Milano alla Rocca di Baiedo. Questo passaggio però non funzionava, ci sarebbe voluto troppo tempo per poter fare quello che il racconto nella mia testa aveva previsto che i personaggi facessero ed inoltre si sarebbero trovati a dover attraversare l'Adda a notte fonda e probabilmente completamente al buio: dovevo quindi trovare un luogo alternativo più vicino a Milano, senza dover attraversare l'Adda, ma soprattutto che fosse funzionale alla storia che avevo in mente.


LA RICERCA

Mi metto quindi a scandagliare tutto il corso dell'ADDA (la riva destra) in prossimità comunque del Lario (ramo di Lecco per la precisione) in cerca di un castello, una costruzione o comunque qualcosa di non molto grande o conosciuto perché appunto i miei personaggi avrebbero dovuto mantenere un certo anonimato.
Quasi tutti i luoghi che trovavo erano però o troppo grandi, conosciuti e presidiati, oppure non aveva senso un tragitto del genere contando di dover rispettare comunque la direttrice Milano-Baiedo.
Mi sono quindi deciso ad arretrare ulteriormente dall'Adda tornando verso Milano e a giocare di esclusione in una sorta di gioco tra l'attualissimo google-earth e le mappe dell'epoca.
Ero quindi giunto ad isolare una zona che doveva essere oltre Monza e non ancora Lecco e che non dovesse andare più a sud di Trezzo: avevo in effetti l'imbarazzo della scelta con un nugolo di paesini, più o meno importanti, “ansiosi” di essere ri-scoperti…


L'INCONTRO

È stato appunto mentre cercavo informazioni su possibili dimore presenti all'epoca in cui ambientavo il mio romanzo che mi sono imbattuto in tutt'altro…
Nel parco del Curone, poco a nord di Merate (vedi cerchio rosso) ho incontrato una serie di notizie (anche relativamente recenti) delle PIRAMIDI DI MONTEVECCHIA.


DI CHE SI TRATTA?

Sono effettivamente tre strutture piramidali di un'altezza compresa tra i 40 e i 50 metri, con un'inclinazione massima e costante tra i  43° e i 44°; non furono costruite ma piuttosto scavate o ricavate usando pietre della zona e dando loro caratteristiche affascinanti...

Se guardate dall'alto sono disposte in modo da ricordare la disposizione delle stelle della Cintura di Orione: esattamente come le tre piramidi egizie di Giza.
Con le pareti a gradoni come una delle prime piramidi mai costruite al mondo: quella di Saqqara.
Sulla cima di quella centrale, completamente priva di vegetazione è presente un muro a secco ma soprattutto un blocco di granito di 7 metri per 1,5 il cui uso era probabilmente di carattere religioso-astronomico proprio come delle altre piramidi presenti sulla terra: quelle precolombiane.
Per finire sulla piramide più a sud, esattamente in cima, sono presenti 12 cipressi (che nella cultura celtica simboleggiano il passaggio tra la vita e la morte), mentre su quella più a nord, ricoperta invece di vegetazione sono presenti un gran numero di querce (l'albero in assoluto più sacro e venerato dal popolo celtico).



DA CHI E QUANDO?


Cerchiamo di capire quindi, alla luce delle caratteristiche di cui sopra, da chi furono costruite e usate queste tre piramidi.
A partire dal 2001, anno in cui sono state riscoperte dall'architetto Vincenzo di Gregorio, sono state analizzate da archeologi, architetti, paleontologi e tutta una serie di sedicenti esperti di esoterismo e chi più ne ha più ne metta.
Io personalmente mi limiterò (in questo paragrafo) a quello che i fatti e la ricerca hanno finora scoperto e già affascinante di suo.
  • Innanzitutto non si è ancora certi su chi le abbia costruite. 
  • In base ai resti ritrovati nella zona si può solo dire che l'area era già abitata in modo stanziale dal 60.000 a.C (sono stati ritrovati in zona i resti di un antico insediamento preistorico). 
  • Sicuro è anche che i Celti erano stanziati nella zona (ed utilizzarono le piramidi già nella forma attuale lasciando i resti di cui abbiamo detto sopra) fino al 700 a.C. e questo circoscriverebbe il periodo in cui furono costruite tra 3.000 e 10.000 anni fa.
  • I Romani, che appunto sottomisero i Celti, non mancarono di lasciare comunque segno del loro passaggio: il nome stesso della località MONTEVECCHIA, deriva appunto dal latino MONS TAEGIA e cioè MONTE FIACCOLA avendo loro usato queste piramidi come luogo di avvistamento e non per gli originali motivi per cui vennero “costruite”.


A CHE SCOPO?

A questo punto la domanda sorge spontanea…
I romani le utilizzarono come luoghi di avvistamento, ma la loro funzione originale non poteva assolutamente essere quella.
Qui i ricercatori che le hanno analizzate hanno provato a dirimere la questione e sono giunti a svariate ipotesi dalle più alle meno convincenti.

  • L'ipotesi più semplicistica è che i gradoni fossero stati realizzati al semplice scopo di rendere facilmente coltivabili delle zone collinari e quindi facendo risalire la loro edificazione ad un periodo antecedente al periodo celtico: ipotesi però smentita dal fatto che la zona non era per niente adatta all'agricoltura (a differenza della pianura ad esse così vicina); addirittura l'intera area era conosciuta con il nomignolo (forse risalente appunto ai celti) di “PRATI MAGRI” proprio per la difficoltà nella loro coltivazione, difficoltà riscontrabile ancora al giorno d'oggi.
  • La seconda (e più plausibile) ipotesi è quella che fa risalire la loro costruzione (o meglio la loro modellazione) a scopo astronomico-religioso e appunto a questo rimanderebbe sia la loro particolare dislocazione spaziale, sia appunto i resti ritrovati sulle loro cime: il problema a suffragare questa ipotesi è relativa al fatto dell'effettiva capacità dei Celti (o forse dei popoli prima di loro) di realizzare un'opera del genere con i mezzi a loro disposizione (vi ricorda niente come obiezione?).


LA LEGGENDA

È quindi in quest'ottica misteriosa che (a dirla tutta in epoca recentissima) sono fioccate le ipotesi (o meglio le leggende) più fantasiose circa il loro reale scopo ed il loro effettivo utilizzo nel corso dei secoli. Non potevo certo esimermi dall'inventarmi anch'io qualcosa…

[…]
Eravamo in sei, tutti indissolubilmente legati a lui [ndr Simeone Rigoni]. La notte prima del premeditato attentato infatti fummo condotti dal Rigoni al galoppo fino a Montaveggia. Lasciati i cavalli e scavalcata una muraglia semidistrutta ci inerpicammo su queste strane collinette. Simeone aveva lo sguardo spiritato, si voltava da una parte all'altra come se seguisse un suono od un richiamo che solo lui poteva udire. Giunti in cima ci ordinò di farglisi intorno.
[…]
Il cielo fu solcato da un lampo, mentre con il pugnale si amputava di netto l'anulare sinistro in una sorta di macabro matrimonio con qualcosa di malvagio.
La mattina successiva, alle prime luci dell'alba, lasciando quel luogo di paura, voltatomi a guardare quelle che mi erano sembrate solo strane collinette, ne distinsi chiaramente i profili troppo regolari per essere opera della natura, erano tre piramidi. Capii allora d'essere davvero perduto.
[…]



IL LORO FASCINO

Lasciamo pure perdere tutte le suggestioni esoteriche.
Lasciamo anche perdere tutte le teorie (anche le più ardite) che possono venire in mente sulla loro costruzione e sul loro effettivo utilizzo.
Pensiamo solo ai fatti sicuri e documentati: tra la Brianza e il Lecchese esistono, da migliaia di anni, tre piramidi scavate nella roccia da uomini che, quasi certamente, non avevano in mezzi per farlo (ma a loro questo non interessava e le hanno edificate lo stesso).
Non so a voi, ma a me basta questo per esserne stato da subito tremendamente affascinato!

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FONTI

Mai come in questa digressione le fonti a cui ho attinto sono esclusivamente di carattere telematico, vuoi per la lontananza dalle mie normali zone di ricerca e vuoi per la loro recentissima storia di studio.


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