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PERSONAGGI: Fanfulla da Lodi


Ho scritto tanto sul territorio lodigiano (tutto o quasi?) e i suoi personaggi e mi sono colpevolmente dimenticato di citare e raccontare qualcosa su quel “lodigiano” che probabilmente è tra tutti il più conosciuto in tutta Italia (purtroppo per loro anche molto conosciuto in Francia). Sto parlando di FANFULLA da LODI.

Prima di scendere nel dettaglio e soprattutto raccontare l'evento cardine della sua vita e quello che lo ha reso tristemente (per loro) famoso oltralpe, agevoliamo la carta d'identità.



CARTA IDENTITÀ

Nome:
GIOVANNI BARTOLOMEO (conosciuto anche come Bartolomeo Giovenale)
Cognome:
FANFULLA
Data di Nascita:
1° SETTEMBRE 1477
Luogo di Nascita:
BASIASCO, paesino vicino a LODI
Data di Morte:
24 FEBBRAIO 1525
Ultimo domicilio conosciuto:
TERRACINA (anche se per alcune fonti invece era a PAVIA)
Stato civile al momento della morte:
NESSUNA NOTIZIA, non si sa se ebbe moglie o figli, probabile ma niente di legittimato.

Stavolta la carta d'identità non porta subito all'occhio il motivo per cui questo personaggio sia, ancora oggi, tanto conosciuto né soprattutto ti permette di dedurre se avesse qualcosa di speciale.
Dobbiamo quindi scendere nel dettaglio per capire innanzitutto chi fosse e cosa facesse per vivere, prima di arrivare a raccontare il fatto che lo rese celebre. (Cerco di evitare spoiler per aumentare la suspense anche se non so fino a che punto possa riuscirci).



SOLDATO DI VENTURA


Fanfulla da Lodi, nome con cui sarà conosciuto e che userò nel prosieguo di questa digressione, era un uomo d’armi. Un soldato di mestiere, al giorno d'oggi lo chiameremmo MERCENARIO e l'accezione, che col tempo ha assunto una forma vagamente dispregiativa, non si allontana molto dalla realtà dei tempi. A cavallo del ‘500 viviamo una sorta di rivoluzione dal punto di vista dell'arte della guerra, i grandi eserciti statali permanenti a causa della frammentazione dell'Impero Romano avvenuta in tutto il medioevo sono ancora entità abbastanza astratte. A questo si aggiunge che sia i feudatari che i Comuni devono quindi dotarsi di una milizia propria sia per difendere il proprio territorio sia nel caso in cui, invece, siano desiderosi di allargare i propri domini. In una situazione molto movimentata dal punto di vista di guerre e alleanze si crea quindi la necessità per la Signoria o il Comune di avere al soldo (da qui soldato) una serie di mestieranti della guerra. 
Ora capita spesso che un semplice soldato di ventura per particolari meriti, relativi soprattutto all'abilità nel suo mestiere, salga di livello e diventi CAPITANO DI VENTURA e quindi gli venga assegnata una compagnia di soldati che spesso poi lo segue al servizio di un'altra Signoria o un altro Comune. 
Ci sono poi i casi (e non sono pochi) che il dato capitano assuma tanta importanza da reggere poi di fatto il Comune che doveva proteggere, creando quindi una Signoria (è il tentato caso di EZZELINO da ROMANO in effetti) oppure sostituendosi a coloro che gli avevano assoldati (è il caso dei VISCONTI a discapito dei DELLA TORRE di Milano).
Non è quindi raro che un rampollo di buono famiglia e non primogenito (a cui andava in genere il titolo) fosse instradato o verso la carriera ecclesiastica oppure, se era portato verso il mestiere delle armi, verso quella di soldato o capitano di ventura: è questo il caso appunto del nostro FANFULLA.


LA VITA

Nato in una famiglia benestante in quel di BASIASCO decide appunto di intraprendere la carriera militare come soldato di ventura e le sue indubbie capacità sia belliche che organizzative non tardano ad attirare le proposte di soldo.
Non v'è battaglia importante combattuta a cavallo del Cinquecento a cui Fanfulla non abbia partecipato, prima come semplice soldato di ventura e poi come Capitano di Bandiera (Alfiere) colla sua Lanza di cinquanta uomini d’armi direttamente sottoposti ai suoi comandi e al suo soldo
(Pietro Novati, Fanfulla da Lodi, Edizioni Lodigraf, 1982)
Effettivamente FANFULLA gira, tra il 1499 e il 1525, un po' tutta l'Italia e si fa conoscere e riconoscere come uno dei migliori Capitani di Ventura della sua epoca.
Nel 1499 è al servizio della città di FIRENZE nella guerra contro PISA.
Nel 1503 (quest'anno lo approfondiremo tra poco, suspense…) è al servizio della SPAGNA nella guerra contro la FRANCIA per il dominio sul Regno di Napoli.
Dal 1515 passa al servizio del SACRO ROMANO IMPERO e di Carlo V nella lotta sempre contro la FRANCIA di Francesco I. 
Morirà il 24 FEBBRAIO 1525. Una data non da poco e che ha fatto sorgere il legittimo dubbio (non comprovato da tutte le fonti) che fosse morto proprio durante la BATTAGLIA di PAVIA di quell'anno e che terminò proprio in quei giorni con la disfatta francese e la cattura di Francesco I da parte delle milizie di Carlo V. In discordanza con questa teoria c’è il fatto che secondo le cedole della Tesoreria di Napoli in cui si trovano tutte le indicazioni relative alla remunerazione del FANFULLA fino alla sua morte, risultava invece distaccato presso TERRACINA.



IL 1503

Come dicevamo, questo è l'anno dell’evento che ha di fatto regalato l'immortalità al nome di FANFULLA e di altri 13 capitani di ventura italiani: LA DISFIDA DI BARLETTA.

ANTEFATTO
Siamo all'interno della guerra, scoppiata proprio nel 1500, per il predominio sul regno di Napoli. Da un lato la SPAGNA (in netta inferiorità numerica) dall'altro la FRANCIA desiderosa di ritagliarsi una fetta importante nel territorio italiano. Per far fronte ai francesi CONSALVO di CORDOVA (comandante dell’esercito spagnolo nella penisola) chiede aiuto alla famiglia romana dei COLONNA che hanno al loro soldo numerosi capitani di ventura. Gli spagnoli restano inferiori come numero, ma l'apporto degli italiani permette loro di reggere l'avanzata francese e soprattutto di tenere salde alcune importanti piazzeforti come TRANI e soprattutto BARLETTA che divenne la sede del comando spagnolo.
All'inizio di gennaio del 1503 un gruppo scelto di cavalieri francesi guidati da Charles de Torgues (detto GUY DE LA MOTTE) tenta una sortita nella zona di Barletta e viene catturato da un contingente misto di spagnoli e italiani (tra cui FANFULLA e un altro personaggio, forse ancora più conosciuto, ETTORE FIERAMOSCA).
Il 15 gennaio, essendo i cavalieri francesi prigionieri di un certo livello (tutti aristocratici), Consalvo di Cordova li invita ad un banchetto. Nel corso di questa strana cena il francese Guy de la Motte deride pubblicamente i soldati italiani accusandoli di opportunismo e codardia, gli animi si scaldano e gli spagnoli stessi difendono l'operato degli italiani. Si decide quindi di risolvere la disputa con uno scontro, una disfida appunto (cosa abbastanza comune all'epoca).


ORGANIZZAZIONE

Questa particolare disfida è molto documentata perché coinvolgeva nomi molto importati dell'aristocrazia francese e il Cordova si occupò di organizzarlo nei minimi dettagli, lasciandoci numerosi dettagli:
  • 13 cavalieri francesi (quelli catturati più altri selezionati tra le fila dell'esercito francese) contro 13 cavalieri italiani (Fieramosca insistette perché non ci fossero spagnoli e si occupò, insieme a Prospero Colonna, di recuperare i capitani italiani mancanti per completare il numero dei tredici);
  • Le armi degli sconfitti sarebbero passate ai vincitori;
  • Su ogni cavaliere sconfitto o catturato sarebbe stato posto un riscatto di 100 ducati (con cui i francesi contavano così di liberarsi dalla prigionia senza sborsare un soldo);
  • Erano stabiliti inoltre 4 giudici di gara, due spagnoli e due francesi ed un ostaggio per parte a garanzia;
  • Il luogo dello scontro fu stabilito nella pianura tra Trani e Barletta.

SCONTRO

La mattina del 13 FEBBRAIO del 1503 ha luogo quindi la disfida.
Lo scontro prevedeva una iniziale carica di cavalleria con lancia in resta, proseguendo poi con mazze e spade, anche a piedi in caso di disarcionamento.
I francesi caricano subito a fondo, mentre gli italiani rimangono fermi sulla loro linea per poi aprirsi all'improvviso evitando lo scontro diretto. Fin dalla prime fasi risulta evidente la maggior organizzazione italiana, nessuno dei cavalieri infatti pare combattere da solo: il gruppo si muove e agisce come una vera e propria compagnia coesa e attenta, mentre i francesi si dividono presto in piccoli gruppi di attacco, quando non lo fanno addirittura singolarmente.
Due cavalieri italiani sono però disarcionati, uno è proprio FANFULLA mentre l'altro è BRANCALEONE. I due non demordono anzi, nonostante siano a piedi contro francesi a cavallo cominciano ad appiedare anche i francesi attaccando con spada e mazza. 
Alla fine lo scontro venne deciso quasi esclusivamente a piedi e i cavalieri francesi vengono tutti catturati tranne uno, Claude Grajan d'Aste, che invece muore sul campo per un colpo alla testa. 
Giusto per la cronaca l'ultimo francese ad arrendersi pare sia stato proprio Guy de la Motte, obbligato alla resa proprio da Fieramosca e da Fanfulla.
Piccola nota di colore finale: i francesi erano così sicuri della vittoria che non avevano portato con loro i soldi per riscattarsi e quindi finirono tutti in custodia a Barletta dove dovettero assistere alla nomina a cavalieri dei 13 italiani ad opera di Consalvo di Cordova.


IL LASCITO DI FANFULLA


Fanfulla da Lodi, insieme a Ettore Fieramosca, Giovanni Brancaleone e agli partecipanti della disfida sebbene finirono la loro vita così come l'avevano sempre condotta, ossia da capitani di ventura, assursero nel tempo ad eroi romantici ed esempio duranti i moti per l'Unità d’Italia di oltre 300 anni dopo. Loro per primi avevano difeso l'onore di una unità nazionale che era presente nei cuori ma non ancora sulle cartine geografiche. 
A Fanfulla, in particolare nella zona lodigiana e a Lodi soprattutto, sono dedicate via e piazze (ma ne troviamo anche a Barletta, Lecce e Terracina ad esempio). 
La prima squadra di calcio di Lodi porta il suo nome così come una la squadra di ginnastica e scherma (per rimanere in ambito sportivo). 
Anche la carta stampata ha attinto al nome del condottiero lodigiano: vi è stato un “Il Fanfulla” quotidiano nazionale edito dal 1870 fino al 1919; poi un settimanale locale “Fanfulla da Lodi” edito dal 1877 fino al 1920; a San Paolo del Brasile è presente dal 1893 e ancora in vendita oggi un quindicinale rivolto agli emigrati italiani in Brasile dal nome “Fanfulla – Il giornale degli Italiani in Brasile”; infine “Fanfulla” è il titolo (e il protagonista) di un fumetto disegnato dal grande Hugo Pratt (autore di Corto Maltese).
Insieme agli altri protagonisti della disfida di Barletta è protagonista di numerosissime opere letterarie: la prima in ordine cronologico è una lettera "De pugna tredecim equitum" (La battaglia dei tredici cavalieri) scritta dall'umanista salentino Antonio De Ferrariis nel 1503 mentre era a Bari; più conosciuto è il romando di Massimo D’Azeglio “Ettore Fieramosca e la disfida di Barletta” del 1833; a questi si aggiungo una serie incredibili di altri romanzi e adattamenti teatrali.
Non potevano mancare poi le trasposizioni cinematografiche: “Ettore Fieramosca” di Ernesto Maria Pasquali, film del 1909; “Ettore Fieramosca” di Gaido e Paradisi del 1915; “Ettore Fieramosca” di Alessandro Blasetti del 1938, dove Fanfulla è interpretato da Mario Mazza e Fieramosca da un giovanissimo Gino Cervi (famoso per il suo ruolo di Maigret e di Peppone in Peppone e Don Camillo tanto per capirci); “Fanfulla da Lodi” di Antamoro e Duse del 1940 dove Fanfulla è Enrico Cerlesi; infine “Il Soldato di Ventura” di Pasquale Festa Campanile del 1976, dove Fanfulla è interpretato da Gino Pernice(vedi foto a fianco) mentre Fieramosca dall'indimenticabile Bud Spencer…   


RIFLESSIONE


Personalmente sono sempre stato affascinato da questo evento. Da sempre la lotta ITALIA-FRANCIA è quasi uno scontro tra civiltà, tra modi di pensare, tra stili di vita. Vedere (e leggere) 13 capitani di ventura, provenienti da un po’ tutta ITALIA (quando ancora l'Italia stessa come unità è ancora qualcosa di molto astratto e lontano da venire), sconfiggere su tutta la linea 13 cavalieri francesi (senza dubbio meglio armati e provenienti da uno stato che già da anni conosce l'identità nazionale) mi ha convinto del fatto che non basta dirsi uniti per essere una nazione, bisogna ESSERE UNITI e gli ITALIANI a BARLETTA lo hanno dimostrato.    

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FONTI
  • Massimo D'Azeglio, Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta, 1833
  • Pietro Novati, Fanfulla da Lodi, 1982, Ed. Lodigraf.
  • Collenuccio da Pesaro, Historia del Regno di Napoli, Napoli, 1562
  • Giuliano Procacci, La disfida di Barletta: tra storia e romanzo, Milano, Bruno Mondadori-Paravia, 2001
  • Dizionario storico geografico del lodigiano / Giovanni Agnelli. - Rist. anast. - Lodi : Lodigraf, stampa 1990. - VIII, 328 p. ; 31 cm - Facs. dell'ed.: Lodi : Tip. editrice Della Pace, 1886
  • Atlante storico-geografico dei comuni del Lodigiano : il territorio, le istituzioni e la popolazione dal Ducato di Milano alla Provincia di Lodi / di Angelo Stroppa ; introduzione di Ferruccio Pallavera ; ricerca iconografica di Pasqualino Borella. - [Lodi] : Consorzio del Lodigiano, stampa 1994. - 127 p. : ill. ; 33 cm - Ed. fuori commercio



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