La settimana scorsa avevamo
lasciato BAIEDO, un posto relativamente lontano dall'Adda, ma riconducibile ad
essa per le vicissitudini che lo hanno avuto come scenario; oggi vorrei fare la stessa
cosa con un personaggio realmente esistito e che già le cronache sue
contemporanee hanno contribuito a mitizzare (nel caso specifico in senso
estremamente negativo): Ezzelino III Da Romano…
Favorisca i documenti!
CARTA
D’IDENTITÀ
Nome:
EZZELINO (terzo del suo
nome) detto IL TERRIBILE
Cognome:
DA ROMANO
Data di Nascita:
25 APRILE 1194
Luogo di Nascita:
ONARA (frazione di
TOMBOLO) attuale provincia di PADOVA
Data di Morte:
27 SETTEMBRE 1259
Ultimo domicilio
conosciuto:
SONCINO, segrete del castello
Stato civile al momento
della morte:
SPOSATO con BEATRICE de’
MALTRAVERSI figlia del conte di Castelnuovo padovano (sua quarta moglie),
solo un figlio (avuto dal primo matrimonio) PIETRO, fatto imprigionare dallo stesso EZZELINO nel 1246.
Non si può capire moltissimo
di quest’uomo da queste poche indicazioni se non il fatto che non fu di certo
legato agli affetti famigliari. Procediamo per gradi quindi narrando la sua
storia cronologicamente e per avvenimenti degni di nota.
1223 - PRIMI FEUDI
Le prime notizie di lui sono
di quest'anno. Il padre Ezzelino II (poi detto "il Monaco"), si ritira in
convento lasciando il controllo dei sui feudi ad Ezzelino III e al fratello
minore Alberico. Ezzelino in particolare acquisisce il controllo di Bassano,
Marostica e di tutti i castelli sui colli Euganei. Si distinguerà per un
controllo ferreo dei feudi e con comportamenti ai limiti dell'umano con i suoi
sottoposti.
È già sposato con Zilia (prima
moglie), sorella del conte di San Bonifacio e da cui pare appunto avrà il suo
unico figlio.
A partire dalla sua ascesa a
feudatario dovremo leggere ogni sua azione seguente come mirata ad ampliare la propria
sfera di influenza e le terre da lui controllate: si inserisce quindi alla
perfezione nel periodo di continue guerre tra i vari Comuni e si ritaglierà una
fetta di potere non certo di poco conto.
1230 – INVESTITURA
IMPERIALE
In 7 anni la sua ascesa subisce un'accelerazione vertiginosa. Inizialmente simpatizza per la Lega Lombarda, ma
non ne condivide gli ideali di indipendenza delle singole città l'una
dall'altra e quindi si schiera definitivamente con l'Imperatore FEDERICO II di
SVEVIA e sotto lo stemma imperiale (soprattutto con i soldati derivati da questo) amplierà
e di molto i suoi domini. Cadono nell'ordine: Belluno, Brescia, Padova, Trento,
Verona e Vicenza e la nomina a vicario imperiale per la Lombardia è quasi scontata (anche perché il fratello Alberico controlla tranquillamente Treviso). Ezzelino instaura così, seppur mai di nome, una vera e propria Signoria.
È di questo periodo l'inizio della rottura con suo cognato, il conte di San Bonifacio, che verrà imprigionato e
torturato. Le voci sul trattamento subito dal conte fanno addirittura muovere
lo stesso Sant'Antonio che cercherà di ottenere la clemenza per questi da
Ezzelino: INVANO.
Il legame con Federico II
diventa strettissimo. L'Imperatore infatti gli concede in moglie addirittura
sua figlia naturale: Selvaggia. Come sappiamo Ezzelino è già sposato, ma non
impiega molto a ripudiare Zilia (ormai si era disfatto anche del fratello di lei) e a
far sparire, incarcerandolo, pure il loro stesso figlio Pietro (non uscirà più).
Come condottiero al soldo di
Federico II, prosegue la conquista delle città venete (a discapito soprattutto della
Repubblica di Venezia) facendo sua anche Padova. Per domare la città fa bruciare in segno di rappresaglia tutte le case dei fuoriusciti e di quelli che
erano stati incarcerati per aver cercato di resistere al suo controllo; in
aggiunta tutti i giovani rimasti in città vengono obbligati ad entrare nei
corpi di leva del suo esercito.
Nel 1238, in seguito al matrimonio con Selvaggia, gli viene ratificato formalmente da Federico II il vicariato imperiale su tutte le terre dalle Alpi di Treno fino al fiume Oglio: un immenso territorio che di fatto era già tutto sotto il controllo di Ezzelino.
Nel 1238, in seguito al matrimonio con Selvaggia, gli viene ratificato formalmente da Federico II il vicariato imperiale su tutte le terre dalle Alpi di Treno fino al fiume Oglio: un immenso territorio che di fatto era già tutto sotto il controllo di Ezzelino.
Con la prematura morte della
moglie Selvaggia, nel 1244 a soli 19 anni, la sorte pare voltare le spalle ad
Ezzelino. Si risposa con una ricca nobildonna, Isotta Lancia (terza moglie); verrà
ripudiata anch'essa (morirà comunque presto in circostanze dubbie nel 1254) per
sposarne, nel 1249, una ancora più ricca: Beatrice, figlia di Buontraverso de'
Maltraversi, conte di Castelnuovo che sembra gli sopravviverà senza però dargli
eredi.
Nel 1250 muore anche l'Imperatore Federico II, suo protettore, facendo di fatto perdere al Da Romano molti dei soldati sotto il suo comando.
Nel 1250 muore anche l'Imperatore Federico II, suo protettore, facendo di fatto perdere al Da Romano molti dei soldati sotto il suo comando.
Per tenere sotto controllo i
suoi territori, ora più in tumulto che mai, Ezzelino diventa se possibile
ancora più violento. Prova a ribellarsi Trento, ci
riesce in parte, ma i territori circostanti vengono messi a ferro e fuoco. Ci prova anche la piccola
cittadina di Cologna Veneta, la rivolta sarà soffocata nel sangue e trucidata
più della metà della popolazione.
È nel 1254 appunto che il Papa
stesso, Alessandro IV, scomunica Ezzelino prendendo come motivazione le sue
ripetute stragi e indice contro di lui una vera e propria crociata. Verità
vuole che il Papa vedesse di buon occhio l'indebolimento del Sacro Romano Impero
che di fatto circondava a sud e a nord lo stato pontificio e la morte di
Federico II era un'occasione troppo ghiotta per non essere colta: Ezzelino era
quindi il bersaglio più grosso e al momento più facilmente colpibile. Sta di
fatto che all'appello del Papa si uniscono la Repubblica di Venezia e le città
di Bologna, Mantova e Ferrara: tra i nobili feudatari di minor rilievo (almeno in termini di estensione dei propri domini) che si schierano contro il Da Romano vi è anche il marchese Oberto II Pallavicino, ottimo condottiero un
tempo al soldo del Sacro Romano Impero, che stava cominciando a ritagliarsi un
posto di rilievo tra Emilia e Lombardia e la pressione di Ezzelino non poteva lasciare certamente tranquillo.
Le forze congiunte attaccano
quindi Padova che viene conquistata facilmente, anche perché Ezzelino è alle
prese con la rivolta di Brescia. Si schiera con lui solo il fratello Alberico,
che se ne era stato tranquillo a Treviso fino a questo momento, ma viene anche
lui sconfitto facilmente.
Si ha in questo momento una
sorta di stallo in cui Ezzelino si arrocca nelle città ancora sotto il suo
controllo (rinuncia ad esempio a riprendersi Trento per non disperdere le sue
forze), mentre i “Crociati” non riescono a sfruttare il momentaneo vantaggio e
devono fermare il loro attacco.
Arriviamo quindi al “gancio”
con il territorio in cui sono solito indagare…
Ezzelino è di fatto stufo di
attendere e se a est delle sue posizioni non vede pericoli imminenti, vede
invece una ghiottissima occasione a ovest. Brescia è infatti domata e tornata
stabilmente sua quando gli giunge voce che sono scoppiati dei tumulti a Milano tra
Guelfi e Ghibellini. Lui, da sempre di parte ghibellina essendo stato
condottiero per la dinastia Sveva, vede nella possibile conquista di Milano l'apice della sua carriera militare e la definitiva consacrazione. Arma
quindi un potente esercito e marcia su Milano.
Attraversa senza problemi il
fiume Oglio (sotto il suo completo controllo) e pensa di fare la stessa cosa
con l’Adda.
Nel frattempo però il popolo
di Milano, a maggioranza Guelfa, "risolve" i problemi interni e si prepara a
muovergli contro prima che il Da Romano raggiunga Trezzo sull'Adda ed abbia quindi la strada per
Milano spianata. Ezzelino sa dei milanesi, ma non ne sembra preoccupato, quello
che invece non sa è che un altro contingente sta muovendo contro di lui ed è comandato da un condottiero abile quanto lui e che lo conosce fin troppo bene:
Oberto II Pallavicino, anche lui infatti aveva servito sotto l'Imperatore Federico II riportando importanti vittorie.
Il 16 settembre 1259 le forze
si incontrano e scontrano nei pressi di Cassano d’Adda. Mi riprometto
prossimamente di ampliare e spiegare meglio come si svolse la battaglia di Cassano. Vi anticipo solo l'esito, ma il come si giunse ad esso merita
davvero una pagina a sé: Ezzelino III Da Romano viene sonoramente sconfitto e
gravemente ferito nei combattimenti.
Ezzelino è quindi catturato
proprio da Oberto e rinchiuso nelle segrete del Castello di Soncino (non
quello che probabilmente pensate, che invece sarà costruito quasi 200 anni dopo: forse, in futuro, approfondirò anche questo "luogo"…).
Qui a Soncino Ezzelino troverà la morte qualche giorno
dopo, il 27 settembre, rifiutando i sacramenti, le medicine e strappandosi
anche le bende con cui era stato fasciato, incarnando fino all'ultimo la nomea
di TERRIBILE che lo aveva accompagnato per tutta la vita.
Al fratello Alberico non andò
però certo meglio: la lega Guelfo-Papale non voleva rischiare di avere a
che fare con un altro Da Romano e ne assedia il castello presso Treviso: unico
possedimento rimasto ad Alberico. Non resisterà a lungo, verrà catturato e
trucidato con tutta la sua famiglia compresi donne e bambini a dimostrazione,
se ce ne fosse bisogno, che i mostri non sono mai di una sola fazione…
Già prima della sua morte
erano cominciate a circolare storie, più o meno veritiere, circa i comportamenti disumani che Ezzelino riservava soprattutto nei riguardi dei nemici sconfitti o di
coloro che cercavano di contrastarlo.
Fu infatti chiamato in vari
modi, oltre appunto al soprannome di “Terribile” di cui invece pare amasse fregiarsi: "bevitore di sangue umano", "velenosissimo serpente", "basilisco insaziabile", "nemico
della Chiesa", "nemico del genere umano", "tortuoso serpente", "drago velenoso" (questi ultimi due si riveleranno interessanti).
È dopo la sua morte che la sua storia compie la definitiva trasformazione in leggenda…
Pare infatti che della sua tomba
in Soncino si perse ogni traccia e si cominciarono a trovare, nei dintorni del paese, cadaveri smembrati o dilaniati. Gli ultimi due epiteti che ho riportato ("tortuoso serpente" e "drago velenoso") si legano a queste vicende perché appunto si arrivò a credere
che una grande biscia fosse nata dal suo corpo morente o, in alternativa che lo
stesso Ezzelino fosse tornato in vita in forma di drago (esatto proprio QUEL DRAGO). Le devastazioni portate sarebbero state fermate solo da un sant'uomo (forse lo stesso Sant'Antonio, suo contemporaneo come abbiamo visto) che ebbe l'intuizione di suonare le campane della Pieve di San Giacomo (oggi Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giacomo), il cui suono riuscì a
scacciare la belva demoniaca da quelle terre. Da allora, e ancora oggi, a
Soncino, una campana suona in ricordo della morte di Ezzelino (o forse appunto
per tenerne lontano lo spirito malvagio) ogni settimana!
La vita di questo personaggio, pur non assurgendo alla fama di altri condottieri e nobili del suo tempo, è comunque
riuscita a valicare secoli e confini: complici anche le leggende nate dopo la
sua morte, ma se quanto letto finora non vi bastasse ecco anche alcune citazioni illustri
cui lascio, come al solito, la chiusura…
E quella fronte c'ha 'l pel così nero,è Azzolino!Dante Alighieri nella sua Divina Commedia lo colloca ovviamente all'Inferno (canto XII, versi 109-110) nel girone dei Violenti, immerso in un fiume di sangue.
Era di notte la prim’ora, e tutto / quïetava intorno: ed ecco un mugghio / romper su dalla terra, come se il centro / fosse scoppiato, e aperto il caos; e tutto / rintronò il cielo. E mi ventò alla faccia / vapor di zolfo che si strinse in nube, / e subito un gran lampo qual di folgore / tutta la casa illuminò; diffusa / pel talamo la nuvola d’acuto / leppo m’avvolse, e avvinghiata e calcata / Allor mi sento; oh mia vergogna, ignoto / adultero o sostengo / […] un toro enorme: / corna uncinate al capo, e setolose / ispide giubbe lo inconronan; cola / sanguigna lue dagli occhi: mandan foco / crebre soffiando le narici, e sale / su per le larghe orecchie una favilla / da quel soffio agitata
Albertino Mussato, poeta contemporaneo di Dante, gli dedicherà la prima tragedia in lingua latina dell’epoca moderna: l’Ecerinide. Una tragedia in cui Ezzelino è l’antagonista principale e in cui l’autore riporterà le peggiori efferatezze da lui commesse addirittura ipotizzando nei versi che cito qui sopra il suo concepimento da una creatura demoniaca.
Hic plus quam diabolus timebatur […] Nec Nero in crudelitatibus simils ei, nec Domizianus, nec Decius, nec Dioclezianus, qui, fuerunt maximis in tyrannis.Lui è più temuto del diavolo […] Né Nerone fu simile a lui in crudeltà, né Domiziano, né Diocleziano furono, nell’esercitare la tirannide, peggio di lui.
Così lo definisce il cronista dell’epoca Fra' Salimbene de Adam narrando di come traesse piacere dal massacrare gli uomini.
Ezzelin come udì che prigionieroDel suo signore era il figliuolo, in frettaArmò le sue milizie, e fe’ pensieroDi farne memorabile vendetta.Questo è un estratto dal canto VIII de “La Secchia rapita” scritta nel 1630 dal poeta Alessandro Tassoni (tutto il canto è dedicato ad Ezzelino).
Non basta ancora???
Ezzelin, whose melancholy could be cured only by the spectacle of death, and who had a passion for red blood, as other men have for red wine – the son of the Fiend, as was reported, and one who had cheated his father at dice when gambling with him for his own soul.Ezzelino, la cui malinconia poteva essere curata solo dallo spettacolo della morte, e che aveva una passione per il sangue rosso, come altri uomini hanno per il vino rosso - il figlio del diavolo, come è stato riferito, e uno che aveva ingannato suo padre a dadi quando giocava con lui per la sua anima.Estratto del capitolo 11 de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde…
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FONTI
-
Franco Cardini, Marina Montesano, Storia
medievale, Firenze, Le Monnier, 2006.
-
Marta Fischer, Walter Pedrotti, Le città
italiane nel Medioevo, Verona, 1997
-
https://www.stupormundi.it/it/ezzelino-iii-da-romano
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