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LUOGHI: Chiesa Santa Maria Incoronata (Castiglione d'Adda)



Era quasi diretta conseguenza che dopo il “pezzo” della settimana scorsa finissi a parlare di questo LUOGO. È infatti questo uno dei posti in assoluto a cui sono maggiormente legato, principalmente per motivi personali (di cui ho appunto fatto menzione la settimana scorsa) ma anche per un fascino strano che su di me ha esercitato ben prima di dieci anni fa…

Parliamo quindi un po' della CHIESA di SANTA MARIA INCORONATA a Castiglione d’Adda.


COSTRUZIONE e ARCHITETTURA

La costruzione pare venne iniziata intorno al 1478 per volontà dell'allora feudatario Carlo Fiesco appartenente ad una potente famiglia genovese. Pare però che questo feudatario ne vide soltanto scavate le fondamenta in quanto, in aperta lotta con i milanesi e ostile anche all'imperatore Carlo V, venne scacciato dal feudo pochi anni dopo in favore dei Pallavicino. Fu Cristoforo Pallavicino, ma soprattutto suo figlio Gerolamo ad ultimarla nell'aspetto che grossomodo vedete ancora oggi e a farla consacrare nel 1555.
A prima vista appare come la classica chiesa in stile ROMANICO LOMBARDO, con la facciata a capanna e il rosone centrale sovrastante il grande portone principale affiancato invece da due porte laterali, entrate poste appunto in corrispondenza delle tre navate. Elemento ritoccato in epoca successiva è invece il campanile che, inizialmente, si presentava come il classico campanile romanico con tetto quadrato, ma nel 1733, in occasione dei restauri dovuti ad un fulmine che lo aveva colpito in pieno, venne innalzato e ornato di un fastigio con bulbo a cipolla.
L'interno è appunto a tre navate separate da archi a tutto sesto: le navate laterali hanno quattro campate coperte da volte a crociera, mentre la navata centrale, più alta e più lunga ha un’unica campata che culmina nel presbiterio e nell'abside semicircolare.

Architettonicamente parlando non mancano però le singolarità già nel progetto originale di questa chiesa: delle particolarità che ne aumentano il fascino (almeno negli pseudo-scrittori-storici-amatoriali).
Intanto sia all'interno che all'esterno c’è un vastissimo uso della terracotta come materiale decorativo, va infatti precisato che questo materiale, data la vicinanza dell'Adda ed il terreno molto argilloso di facile reperibilità, inoltre in paese non mancavano artigiani specializzati (ancora oggi infatti in paese sono presenti molti artigiani piastrellisti quasi che questa tradizione sia rimasta viva nonostante il trascorrere del tempo. Sono abbelliti in terracotta tutti i capitelli e gli archi a tutto sesto all'interno della chiesa, ma non mancano i particolari anche esterni rifiniti ed abbelliti con questo materiale, come il contorno di tutte le finestre rotonde laterali o quello del rosone sulla facciata.
Rimanendo alla facciata, l'altra grande particolarità risiede proprio nella sua stessa forma, non è infatti una “capanna” semplice: la parte sovrastante triangolare richiama infatti quella del timpano di un tempio greco-romano e lo stesso richiamo lo si nota anche nelle decorazioni sovrastanti i due ingressi delle navate laterali, il tutto sembra quasi voler richiamare le origini latine di tutto il borgo.


OPERE d’ARTE e CURIOSITÀ

Non potevo di sicuro esimermi dal richiamare la vostra attenzione sull'opera più importante (e di maggior valore artistico) conservata in questa chiesa.
Il polittico cinquecentesco di Callisto e Albertino Piazza da Lodi che troneggia sull'altare maggiore è un’opera inestimabile che travalica non solo i confini del paese ma anche della Provincia di Lodi e della stessa Regione Lombardia. Dipinto interamente su tavole di legno unite poi a creare l'imponente struttura finale è suddivisibile in tre ordini di lettura che si accrescono in dimensioni dall'alto verso il basso. Nel primo ordine al centro Dio, sovrastato dallo Spirito Santo (racchiuso anche questo in un timpano) stende le mani a benedire tutto ciò che sta sotto di lui (vista l’altezza sembra stendere le mani anche su tutti i fedeli); nel secondo ordine troviamo al centro una crocifissione (a completare una trinità in verticale) con a fianco San Bassiano e San Gerolamo; nel terzo ordine invece abbiamo invece al centro la Madonna Incoronata (cui è appunto intitolata la chiesa) affiancata da San Sebastiano e San Rocco (quest'ultimo come forse già accennato è il ritratto del fu Marchese Gerolamo Pallavicino. Una particolarità di questo polittico è però costruttiva, vuole infatti la leggenda che il metallo usato originariamente per tenere insieme le tavole dipinte fosse stato ottenuto fondendo proprio la spada dell’ultimo Marchese.


L'opera più antica conservata nella chiesa non è però questa, bensì una madonnina (sempre Incoronata) dipinta in affresco sulla prima colonna di destra entrando: di autore sconosciuto, ma dalle cronache dipinta non appena la chiesa venne ultimata, è nota in paese per esaudire le preghiere più sentite dei fedeli tanto da essere circondata di ex-voto.

L'altare, oltre ad ospitare il suddetto polittico, è un vero e proprio ricettacolo di particolarità. Intanto sugli scalini è riportata la scritta SEPULCRUM PALLAVICINI in quanto fu proprio Gerolamo e alla sua morte anche sua moglie a volere qui il loro riposo eterno. Originariamente le loro tombe erano poste proprio sotto l’altare sotto lo stemma in pietra del marchese, intorno al 1950 con la riforma del Concilio Vaticano II l’altare è stato rimaneggiato per permettere all'officiante di guardare verso gli astanti ed è stata colta l’occasione per spostare il loro sarcofago in una nicchia apposita aperta sul lato sinistro guardando l’altare mentre sul destro è stato incassato il grande stemma in pietra. È stata anche l’occasione per riportare alla luce i resti dell’ultima marchesa, la contadinella ELEONORA VIRITELLA, e posizionarle in alcune teche dietro al polittico, a ricordo di un’altra leggenda che voleva l’ultima marchesa essere stata sepolta con i suoi abiti da contadina con tanto di zoccoletti (tutti ritrovati e qui conservati).

Ultima curiosità è relativa all'ultima leggenda legata a questa chiesetta, pare infatti che in un angolo del pavimento della sacrestia vi fosse l’ingresso di un passaggio segreto (murato pare con i restauri settecenteschi) che portava dal Castello del Pallavicino fino a questa chiesa, al tempo completamente fuori dal paese e voluto proprio da Gerolamo in quanto preoccupato da possibili attacchi che il suo maniero avrebbe potenzialmente dovuto sopportare. L’esistenza di questa botola è documentata dai rapporti dei lavori di ristrutturazione, l’altro ingresso è ancora visibile nella base del torrino circolare del castello, mentre un piccolo tratto è ancora visibile sotto un’altra chiesa del paese, la chiesa dell’Annunciata, ed usato successivamente come catacomba della confraternita che eresse questa altra chiesetta: ma questa è un’altra storia…




CITAZIONI

Non potevo certo esimermi da riportare anche in questo caso un piccolo estratto per darvi un ultimo assaggio di questo piccolo gioiello della bassa lodigiana…

[…]
Disperazione.
Sa che da qui alla pazzia il passo è breve. D'un tratto i muri a cui appoggiarsi finiscono e comincia la pioggia gelida ma che non dà sollievo ad una fronte in fiamme. Non molto distante, di un nero più cupo di quello della notte, si staglia un edificio dai contorni indefiniti. Poco importa, la sua mente vaga per altre lande desolate, il suo corpo però cerca verso di esso il riparo. Sopravvivenza: istinto naturale dell'uomo. Una struttura strana. Non è abbastanza in sé per scrutarla a dovere. Così, contro qualcosa che sembrerebbe un pilastro o una colonna, si abbandona febbricitante.
[…]
Di nuovo in piedi e con gli occhi aperti, Valente può constatare che il dipinto “intoccabile” è una Madonna col Bambino con una corona appena accennata sul capo: di buona fattura e di una semplicità che lascia trasparire solo il suo significato sacro. Gli occhi della Vergine, soprattutto, attirano il suo sguardo.
Una sensazione di quiete e pace sembra cominciare a pervaderlo, come se un vento, più forte di quello della notte passata, stesse spazzando via le nubi del suo spirito. La tristezza è come accantonata per quei brevi istanti.
Un sospiro. Un cenno di assenso. La vita continua e Valente ha nuovamente la forza di affrontarla. Quanto durerà? Poco importa. Così si volta per farsi un'idea del luogo in cui si trova, mentre cominciano a sentirsi già i rumori di altri uomini all'opera nella costruzione. L'edificio tutto sommato è a buon punto.
I pilastri sono già stati edificati, come anche l'abside.
Mancano senza dubbio delle rifiniture e anche il tetto, in molti punti, deve ancora essere completato: infatti da dove si trova riesce perfino a scorgere la torre campanaria con la sua impalcatura. La facciata manca quasi completamente della sommità, ma si vede chiaramente aprirsi un rosone centrale; in giornata, pensa, potrebbe essere terminato.
[…]
È una bella giornata anche se fredda, ma il lavoro riscalda. Presto Valente si sbarazza del mantello: anche perché gli intralcia i movimenti, dovendo stare al passo di un giovane nobile atletico che non ha certo paura della fatica.
La mattina passa in fretta. Gli operai che lavorano al cantiere della chiesa sono tutti volenterosi e preparati e il giovane marchese sovrintende ai lavori con razionalità e perizia. Tutti sembrano aver già lavorato a edifici simili e questo non può che aiutare la cooperazione, infatti molti sono quelli che hanno contribuito ad erigere anche l'altra chiesa. Il feudatario-carpentiere non si tira indietro in nessuna circostanza, aiuta e dà consigli e il risultato è evidente.
Anche se le maestranze che hanno lavorato alle due chiese sono più o meno le stesse, qui balza all'occhio il lavoro pianificato con alla base un progetto ben preciso e questo sta dando alla chiesa un aspetto senza dubbio più armonioso.
[…]
Vicino alla piccola chiesa e lungo la via che la collega al castello sembra essersi radunato quasi tutto il paese. Valente, all'altezza del convento, desiste dal raggiungere la chiesa, vedendo gli sposi arrivare, in parata tra la folla, verso di lui e in direzione della loro dimora. Si ferma. Gerolamo è a dir poco raggiante, con indosso un farsetto rosso e bianco dello stesso tessuto dell'abito della sua fresca sposa. Eleonora è
quasi irriconoscibile. L'abito sfarzoso, abbinato a quello del marchese, la assurge a sua degna compagna.
Una coppia praticamente perfetta, nata dall'unione delle due anime di quella terra.
[…]

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FONTI

FONTI
- Dizionario storico geografico del lodigiano / Giovanni Agnelli. - Rist. anast. - Lodi : Lodigraf, stampa 1990. - VIII, 328 p. ; 31 cm - Facs. dell'ed.: Lodi : Tip. editrice Della Pace, 1886
- Passato, presente, futuro 2001 le tradizioni di Castiglione d'Adda : il dialetto, i proverbi, i soprannomi, le foto. - [Castiglione d'Adda] : Amministrazione Comunale, stampa 2001 (Lodi : Graffito). - 160 p. : ill. ; 24 cm.
- Atlante storico-geografico dei comuni del Lodigiano : il territorio, le istituzioni e la popolazione dal Ducato di Milano alla Provincia di Lodi / di Angelo Stroppa ; introduzione di Ferruccio Pallavera ; ricerca iconografica di Pasqualino Borella. - [Lodi] : Consorzio del Lodigiano, stampa 1994. - 127 p. : ill. ; 33 cm - Ed. fuori commercio
- Mario Marubbi, Monumenti e opere d'arte nel basso Lodigiano, fotografie di Giuseppe Giudici, Meleti, Guardamiglio, Maleo, edito dalla Cassa Rurale ed Artigiana del Basso Lodigiano, 1987, pp. 57-63, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\MIL\0576026

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