Me lo ero ripromesso la scorsa
settimana parlando di Lepanto di voler approfondire il
discorso su uno (o più) degli storici protagonisti di quella battaglia.
La scelta è ricaduta quasi
subito su di lui: la sua casata, più di quelle degli altri, avrebbe avuto,
in un futuro non molto lontano nel tempo da Lepanto, un maggior coinvolgimento con
il nostro caro lodigiano.
Bando alle ciance e parliamo
quindi del conte GABRIO SERBELLONI…
Agevoliamo la solita carta di
identità per cominciare.
CARTA
IDENTITÀ
Nome:
GABRIELE ma meglio conosciuto come GABRIO
Cognome:
SERBELLONI
Data di Nascita:
INCERTA, 1508 o 1509
Luogo di Nascita:
MILANO, probabilmente nel vecchio palazzo della
sua famiglia
Data di Morte:
27 GENNAIO 1580
Ultimo domicilio conosciuto:
MILANO, suo palazzo in contrada della Cerva,
Sestiere di Porta Orientale (vicino chiesa di San Babila)
Stato civile al momento della morte:
VEDOVO di CATERINA BELLINGERI (importantissima
nobile milanese) e padre di 4 figli
Se guardassimo solo la carta
d’identità si direbbe la vita di un uomo semplice, nobile, probabilmente ricco,
vissuto praticamente sempre nella sua stessa città, protetto dai suoi titoli e
dai suoi denari.
NIENTE DI PIÙ FALSO.
PARENTELE
Cominciamo da queste, già di
per sé molto interessanti e utili a far comprendere la centralità acquisita già alla nascita.
La madre, Isabetta Rajnoldi è
una ricchissima nobildonna milanese, il padre di lei infatti è
un conosciutissimo mercante d'oro.
Dal lato materno arrivano quindi i denari (tanti), ma è soprattutto attraverso
la sorella di suo padre, Cecilia Serbelloni, che arrivano le parentele più altisonanti, è infatti primo cugino di:
- Giovan Angelo Medici, eletto Papa con il nome di
PIO IV (il Papa che chiuse il Concilio di Trento giusto per dare un'idea)
- Margherita Medici che sposerà il conte Gilberto
II Borromeo e tra i suoi figli non possiamo dimenticare Carlo Borromeo
(esatto: Cardinale, Arcivescovo di Milano e Santo…)
- Gian Giacomo Medici, fratello di Papa Pio IV, ma meglio conosciuto come "Il Medeghino" che dal suo castello di Musso sul Lago di Como attaccò a
più riprese i francesi durante il loro dominio su Milano in un continuo tira e molla con gli Sforza, arrivando anche a contendere a questi la Signoria di Milano.
È quest'ultima parentela e il
carattere molto simile a quello del cugino a segnare soprattutto la vita di
Gabrio…
UNA VITA DI
CONTINUE BATTAGLIE
Dicevo che fu soprattutto il
carattere di Gabrio a segnare il corso della sua vita. Non si sente tagliato
per gli studi, anche se dimostra un'acutezza impressionante per tattica e
strategia, ma è soprattutto la vita del nobile, tra feste e salotti, ad andargli strettissima.
Se ne va quindi da Milano per
raggiungere il Medeghino nel suo Castello di Musso sul lago di Como ed unirsi a
lui negli scontri con i francesi che in quel periodo appunto occupano Milano.
Il cugino però cerca di espandere ulteriormente i suoi domini e viene quindi
contrastato non solo dai francesi che stanno comunque per perdere Milano ma
anche da Carlo V, preoccupato dalla sua espansione in Lombardia. Gabrio finisce
così, insieme al cugino, in esilio in Piemonte e presta i suoi servigi a duca
Carlo II di Savoia.
1536
Quest'anno viene incarcerato
nel Castello Sforzesco di Milano perché ritenuto complice di una tentativo di rovesciare gli Sforza,
cadute le accuse il nostro Gabrio presterà servizio proprio sotto Carlo V, che
da sempre apprezzava il suo valore e finirà a combattere in Ungheria per il
Sacro Romano Impero.
1542
È il principale fautore, al
comando di 300 fanti, della disfatta degli Ottomani nell'Assedio di Esztergom
(sempre in Ungheria), impedendo di fatto ai Turchi di attraversare il Danubio.
1546
Ritrova il cugino (il
Medeghino, anche lui al servizio del Sacro Romano Impero) e combatte in
Sassonia contro i protestanti tedeschi che minavano il regno di Carlo V.
1551
Torna in Italia, ad Asti per
essere precisi, in aiuto di Ferrante Gonzaga per difendere la città dai
francesi di nuovo in cerca di conquiste sul suolo italiano.
I suoi servizi sono richiesti
dai fiorentini nella guerra contro Siena. Per Firenze comanderà l'artiglieria e
l'anno dopo sarà suo il merito della caduta di Porto Ercole.
1555
Non soddisfatto di quanto fatto in quell'anno, difende, alla guida di 700 Lanzichenecchi, Populonia dall'assalto degli Ottomani. (Aveva evidentemente un conto aperto con loro…)
1555
Non soddisfatto di quanto fatto in quell'anno, difende, alla guida di 700 Lanzichenecchi, Populonia dall'assalto degli Ottomani. (Aveva evidentemente un conto aperto con loro…)
1559
Viene eletto al soglio
pontificio PIO IV, suo cugino, che subito lo richiede come capitano generale
della guardia papale, nonché sorvegliante di tutte le fortezze della Sede
Apostolica. Paradossalmente è forse questo il periodo più calmo della sua vita,
tutto preso in riorganizzazioni e ricostruzioni di tutte le roccaforti dello Stato della Chiesa.
1565
Alla morte del Papa passa al
servizio di Filippo II di Spagna, è in effetti più un ritorno essendo Filippo
figlio di Carlo V ed erede del Sacro Romano Impero. Entra quindi nei ranghi dei
Cavalieri di Malta aiutando Jean de la Valette nella ricostruzione delle
difese dell'isola in quegli anni sempre preoccupata dalla minaccia dei Turchi.
1567
È con gli eserciti spagnoli in
Belgio e serve sotto il comando del Duca d'Alba durante la lotta contro i
fiamminghi. Per il suo valore viene nominato governatore di Anversa.
1571
Questa spero la sappiate già…
Gabrio Serbelloni è al seguito di Don Giovanni d'Austria nella Battaglia di Lepanto. (non vorrei ripetermi quindi vi invito a seguire il link per approfondire...).
La sua avventura per mare non
si ferma a Lepanto e lo porterà alla conquista di Tunisi, di cui diventa
viceré.
1574
Forse la più grave delle
sconfitte patite da Gabrio. Tunisi, sotto il suo comando, è riconquistata dagli Ottomani dopo un durissimo assedio. Viene catturato e trattato brutalmente per essere poi imprigionato a Costantinopoli.
1575
Liberato grazie
all'intercessione di Venezia con cui era in ottimi rapporti anche da prima di Lepanto, può
tornare a Milano, ma non ci rimarrà molto.
1576
A Milano infuria la peste
e l'allora governatore della città Antonio de Guzmàn, come altri nobili milanesi, fugge per evitare il contagio. Il Serbelloni invece rimane ed inoltre aiuterà suo cugino Carlo Borromeo a reggere la città durante l'epidemia. (anche in questo caso meglio evitare ripetizioni ed invitarvi ad un altro giretto per il blog seguendo il link...)
Partecipa all'assedio spagnolo
di Maastricht insieme ad una sua vecchia conoscenza, Alessandro Farnese. Viene espugnata dopo mesi di durissimo assedio. L'elemento che fece cadere
la città fu una trovata degli assedianti che, per entrarvi, scavarono dei
cunicoli sotto le mura per superarne le difese.
1580
Torna definitivamente a
Milano, stanco e debilitato.
La famiglia Serbelloni
acquisisce il feudo di Castiglione d'Adda, tornato alla camera Ducale per
la morte nel 1572 dell’ultimo marchese, Gerolamo Pallavicino, e qualche anno più tardi di quella nel 1579 della
sua sposa Eleonora Viritella senza aver lasciato eredi. Non si capisce
bene dalle fonti se questo atto fu l'ultimo voluto da Gabrio prima di morire il 27
gennaio, ma si sa per certo che comunque fu per i meriti del padre che Giovanni
Battista Serbelloni (primo figlio di Gabrio) divenne Conte di Castiglione
d'Adda nel 1581. La sua famiglia tenne poi il feudo in pace per secoli, fino
all'età napoleonica. (Altri link... spero sia divertente il tour...)
I link, come avete visto, sono stati moltissimi in questo trafiletto. Questo perché Gabrio Serbelloni fu un uomo davvero al centro della storia del suo tempo, senza rinunciare, fin dall'inizio, alla vita che aveva scelto di vivere. Nonostante la pericolosità della sua scelta, assolutamente non imposta, ma voluta, pretesa e perseguita, questo Conte milanese di fatto preferì vivere il suo personale sogno soggiornando in tutta la sua vita solo qualche anno nel suo bellissimo palazzo milanese, preferendo ai suoi saloni i campi di battaglia: fossero essi bastioni da difendere, navi da comandare o eserciti da assalire.
I link, come avete visto, sono stati moltissimi in questo trafiletto. Questo perché Gabrio Serbelloni fu un uomo davvero al centro della storia del suo tempo, senza rinunciare, fin dall'inizio, alla vita che aveva scelto di vivere. Nonostante la pericolosità della sua scelta, assolutamente non imposta, ma voluta, pretesa e perseguita, questo Conte milanese di fatto preferì vivere il suo personale sogno soggiornando in tutta la sua vita solo qualche anno nel suo bellissimo palazzo milanese, preferendo ai suoi saloni i campi di battaglia: fossero essi bastioni da difendere, navi da comandare o eserciti da assalire.
CITAZIONI
Gabrio Serbelloni non fu certo uomo comune e la sua vita
fu, senza ombra di dubbio, piena ed entusiasmante sotto molto punti di vista,
tanto da meritarsi di essere nominato spesso e volentieri dai letterati del suo
tempo…
Viene citato più volte come GRAN GABRIO (senza cognome il più delle volte, come se fosse impossibile non sapere che si parlasse proprio del Serbelloni) nel libro HISTORIA DELL’ANTICHITÀ DI MILANO scritto dal milanese Paolo Morigia, gesuità di San Girolamo, nel 1592.
[...] Restò eziandio in ischiavitù il generale del Forte, che chiamavasi Gabrio Serbelloni, cavaliere milanese, grande ingegnere e soldato valorosissimo. [...] Così ne parla Cervantes nel capitolo 39 del suo Don Chisciotte, descrivendo la Caduta di Tunisi nel 1574. Cervantes aveva probabilmente conosciuto addirittura personalmente Gabrio Serbelloni avendo anche lui partecipato alla Battaglia di Lepanto.
Queste sono ovviamente solo alcune citazioni… e chissà che una vita
ed una personalità di questo spessore non influenzi o ispiri altri in futuro…
___________________________________________________
FONTI
-
Historia dell'antichità di Milano : divisa in
qvattro libri / del R.P.F. Paolo Morigia milanese, dell'Ordine de' Giesuati di
San Girolamo
-
Ascesa e declino dei Serbelloni di Paolo Colussi
-
Alessandro Barbero, Lepanto. La battaglia dei
tre imperi, Bari, Laterza, 2010, ISBN 88-420-8893-5, SBN IT\ICCU\CFI\0767070
-
AA.VV., Serbelloni in Il libro della nobiltà
lombarda, Milano 1978
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