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LUOGHI: Santuario della MADONNA della ROCCHETTA


Ritorniamo più o meno alla normalità (questa settimana sarò statico nel mio paesello) ma non vuol dire che “statico” lo debba essere anche il blog… Il tema “LUOGHI” mi ha, in effetti, particolarmente intrigato negli ultimi tempi e mi ha solleticato la memoria di un altro posto avente l'Adda come prerogativa dominante, anche se molto meno conosciuto rispetto a quelli che ho trattato finora e che potremmo definire “lontani” dalla mia residenza: vi parlerò infatti del Santuario della MADONNA della ROCCHETTA

Nella mia ricerca di luoghi potenzialmente interessanti per le mie (personalissime) piccole produzioni letterarie, ho sondato un po’ tutto il corso dell'ADDA soffermandomi proprio su quei luoghi che, per i motivi più disparati, fossero attraenti per la mia fantasia. 
Ho detto già detto che questa è una premessa? No?!
Come per le PIRAMIDI di MONTEVECCHIA, quando mi sono imbattuto in questo Santuario non ero esattamente alla sua ricerca, ma non ho potuto fare a meno di fermarmi a “studiarlo”.


Geolocalizzazione QUI

LOCALIZZAZIONE

In teoria fa parte del comune di Paderno d'Adda dal punto di vista territoriale, ma della Parrocchia di Cornate per quanto riguarda la giurisdizione spirituale/amministrativa. È però un'altra sua particolarità ad essere ancora più interessante, attualmente fa parte di una zona dell'Adda eretta a museo: l'Ecomuseo dell’Adda di Leonardo: questa zona del fiume è infatti stata oggetto a più riprese dell'attenzione di Leonardo da Vinci nel periodo in cui era alle dipendenze del Duca di Milano, Ludovico il Moro.
Il maestro fiorentino nella zona si occupò soprattutto di architettura, mettendo mano alla ristrutturazione di quasi tutti i Castelli Sforzeschi della zona (ne riparleremo più avanti promesso), ma anche migliorando le vie di comunicazione del Ducato con ponti (come quello di CASSANO D'ADDA) o il traghetto a corda di Imbersago; ma il ricordo leonardesco di questa zona, più visto e allo stesso tempo meno conosciuto, è posto a distanza di vista dal Santuario della MADONNA della ROCCHETTA (e il nome è forse più di un suggerimento): sono appunto i “tre corni rocciosi” presenti in questo tratto dell'Adda e che fanno da sfondo alla famosissima VERGINE DELLE ROCCE (in entrambe le sue versione peraltro) e che molto probabilmente furono schizzate da Leonardo da una posizione più o meno corrispondente a quella del Santuario.


STORIA

I primi insediamenti nella zona sono senza dubbio romani e la zona stessa del santuario era essa stessa un accampamento romano il CASTRUM RAUCA (e già appena scoperto questo la mia fantasia ha cominciato a galoppare). In particolare, sempre in epoca romana e almeno fino al V secolo d.C., dove sorge la chiesetta, su un costone roccioso a picco sull'Adda, pare vi fosse un tempietto dedicato ad una o più divinità femminili in qualche modo legate al fiume e alla natura. 
La costruzione del Santuario è invece più tarda, risale infatti al 1386. Interessante stavolta è il fatto che questo è lo stesso anno in cui fu iniziata la costruzione del Duomo di Milano e, giusto per fare di una coincidenza un indizio, uno dei principali benefattori della Fabbrica del Duomo, un certo Bertrando di Cornate (la parrocchia del nostro santuario), fu anche colui che volle e fece edificare questa chiesetta e il suo complesso religioso.
Il Santuario è destinato, nell'idea di questo benefattore, agli eremiti Agostiniani da molto alla ricerca un po' in tutta la zona (si stabiliranno con un monastero anche a Castiglione d'Adda: l'attuale Chiesa di San Bernardino con annessa cascina). Purtroppo però l'Adda è a quel tempo terra di confine e le battaglie tra il Ducato e la Repubblica di Venezia coinvolgeranno anche quest’oasi di raccoglimento, tanto che ai frati si sostituiranno i soldati e tutta la zona viene inserita in un complesso sistema difensivo e tale resterà almeno fino al 1454 quando, con la PACE di LODI, avremo qualche anno di calma. 
Nonostante la pace l'Adda rimane il confine tra le due potenze italiane e, nonostante il ritorno di uno sparuto gruppo di fedeli, il santuario non avrà più una congregazione stabile fino al 1517 quando tornerà a far parte ufficialmente dei possedimenti del Convento agostiniano di San Marco di Milano (di cui appunto facevano parte i confratelli cui era stato destinato 150 anni prima), senza però raggiungere mai un elevato numero di occupanti.
Arriviamo così, senza grossi patemi, al 1796. Napoleone è in Italia e dopo la battaglia di Lodi (10 luglio 1796) è padrone indiscusso di tutto il corso dell'Adda. Seguirà di lì a poco la soppressione di questi tutti gli ordini ecclesiastici sul territorio sotto il suo controllo (vedi anche Agostiniani di San Marco) e la confisca e ridistribuzione dei loro beni a privati (ivi compreso il Santuario della Madonna della Rocchetta). 
Sarà solo a metà del 1800 che il complesso religioso tornerà, tramite donazione, alla sua originale giurisdizione: la parrocchia di Cornate. L'importanza del luogo torna a crescere negli ultimi anni tanto da essere inserito nel 2006 nel “Cammino di Sant'Agostino”.



CURIOSITÀ

Non esiste una vera e proprio leggenda legata a questo luogo, ma solo qualche curiosità. Nel momento della sua maggiore importanza come luogo di culto, intorno al 1600, alla statua della Madonna presente al suo interno venivano attribuite proprietà taumaturgiche. Questo fu uno dei principali motivi per cui Paderno e Cornate, in assenza appunto di una congregazione stabile di agostiniani, se la contesero per quasi 200 anni: anche per le masse di fedeli che vi si riversavano ogni anno per il 9 settembre, occasione della festa dedicata appunto alla Madonna della Rocchetta. Tra gli illustri personaggi che in quel periodo vi passarono per prestare omaggio alla Madonna va ricordato anche l'Imperatore Carlo V con tutto il suo seguito, passato di qui anche con il compito di dirimere la questione sulla “proprietà” del Santuario ma che, pare, non sia riuscito a risolvere molto.


Non potevo non terminare questa digressione con il frutto che questo luogo ha ispirato in me… Non è molto se paragonato a quello che questo piccolo luogo avrebbe, in effetti, da dire, ma sono certo che non sia ancora tutto quello che io personalmente ho da raccontare su questo Santuario sulle Rocce… 

[…]
In ogni borgo trovavo qualche rimando che mi faceva proseguire la risalita del fiume, finché non mi imbattei in un riferimento proprio a Tito Mutio nella copia di un vecchio Annales conservata nell’oratorio di San Rocco a Cassianum, tra l’altro sorto per scongiurare una pestilenza. In questa vecchia nota si diceva di questo proconsole romano che aveva iniziato gli scavi di un canale per bonificare tutte le terre circostanti. Vi era poi una menzione anche a dove aveva il suo campo, il Castrum Rauca, sui cui resti dei santi uomini avevano eretto una chiesa e un convento dedicati alla Madonna. 
Speravo di aver individuato la mia destinazione finale. 
Arrivai di notte al convento. Ricordo ancora distintamente quanto piovesse; pure il fiume che scorreva lì a fianco era turbolento e lo scrosciare dell’acqua contro le rocce rendeva difficile parlarsi anche da pochi passi. Provai con tutta la voce che avevo in corpo a farmi ascoltare, ma dallo spioncino, che finalmente mi era stato aperto, ricevetti solo dinieghi. Anche di fronte al mio abito nessuno dentro quel piccolo convento, che alla luce dei fulmini che avevano cominciato a saettare nel cielo sembrava quasi in rovina, volle aprirmi.
[…]
Quella stessa notte infatti, mentre i francesi massacravano quasi tutta la guarnigione di Baiedo e radevano al suolo la rocca, io fuggii con il bambino e la madre ancora non completamente ripresasi dal difficile parto. Li accompagnai fino a Lecco e poi con una barchetta discesi lungo l’Adda fino a queste anse, dove le rocce mi impedivano di continuare la navigazione, per proseguire a piedi. 
Mi chiese di portarla oltre le rapide e di aiutarla a spostare delle rocce dalla rupe su cui era costruito il convento. A fatica estrassi dalla parete rocciosa un involto stretto e lungo, pensai subito fosse troppo pesante per lei, anche perché stringeva sempre a sé il neonato. Avrei voluto accompagnarli oltre, ma lei fu perentoria. Il suo sguardo, ora che non era più prigioniera, incuteva rispetto e obbedienza. Così li lasciai proseguire a piedi lungo il corso del fiume.
[…]
Da allora attendo qui il ritorno di lei, o di qualcuno che possa portarmi notizie del bambino: so che brucerò all’inferno, ma spero, almeno, che al prezzo della mia anima già dannata, altre due si siano potute salvare.
[…]
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FONTI
  • AA.VV., Cornate d'Adda dai Longobardi ad oggi, Cornate d'Adda, Ezio Parma, 1987
  • https://www.ecomuseoaddadileonardo.it/
  • F. Malaguzzi Valeri, La corte di Lodovico il Moro, Hoepli, Milano, 1913
  • M. Formentini, Il Ducato di Milano, Milano, 1877
  • R. Ceccaroni, Dizionario ecclesiastico, 1898

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