IN EVIDENZA

FATTI: Battaglia di CASSANO - 1259



Vorrei proseguire (e forse chiudere) questo breve allontanamento dall'Adda, cominciato con BAIEDO e proseguito con EZZELINO III, sfruttando anche l'occasione per chiarirmi un dubbio storico di vecchia data e già accennato parlando del Castello di BELPAVONE a Maccastorna.
Non frapponiamo quindi indugi ed analizziamo, come promesso, la BATTAGLIA di CASSANO d’ADDA del 1259

Partiamo subito dalla precisazione storica a cui accennavo e che, come dubbio personale, mi porto appresso da circa un quarto di secolo: praticamente da quando ho incontrato a scuola la terrificante dicotomia GUELFI vs GHIBELLINI e che accompagna gli studenti in maniera rovinosa e trasversale tra le materie di storia e letteratura qualunque sia il corso di studi scelto.


GUELFI e GHIBELLINI

La Battaglia di Cassano vede contrapposte appunto queste due fazioni.
Cercherò di spiegare (semplificando al massimo comunque) chi fossero, cosa volessero e soprattutto chi appartenesse all'uno o all'altro schieramento...
La divisione in due fazioni non era nemmeno partita dall'Italia, ma dalla Germania: o meglio dalle lotte di successione al Sacro Romano Impero (di cui l'Italia settentrionale faceva parte) dopo la morte dell'Imperatore ENRICO V senza eredi maschi.
Siamo nel 1125 e i baroni tedeschi (che controllano il soglio imperiale e che era elettivo e non ereditario) nel cercare di nominare il futuro imperatore si spaccano in due fazioni. Da un lato le casate bavaresi e sassoni dei Welfen: italianizzati diventeranno i GUELFI; dalla parte opposta la casata sveva degli Hohenstaufen (ehm…), signori del castello di Waiblingen (altro ehm...), anticamente noto Wibeling: italianizzato appunto in GHIBELLINI (ecco!).
Hanno la meglio (più a suon di fiorini che di battaglie) gli Hohenstaufen e salirà al trono imperiale FEDERICO I HOHENSTAUFEN che tutti conosciamo meglio come FEDERICO BARBAROSSA. Per rinsaldare il suo dominio sul nord-Italia, notoriamente poco tranquillo e desideroso di indipendenza (non solo da un governo centrale straniero, ma anche da una città all'altra), scenderà più volte in Italia per pacificare e imporre la sua supremazia (e per questo meritevole in futuro anche lui di una digressione tutta per sé e legatissima al nostro territorio).
Alla sua morte nel 1190, mentre si stava recando in Terrasanta per la terza crociata (cui parteciparono ad esempio RICCARDO CUORdiLEONE re d'Inghilterra e FILIPPO il CONQUISTATORE re di Francia), gli succede il figlio ENRICO VI che continua la politica del padre e il sogno di un SACRO ROMANO IMPERO UNIVERSALE che unifichi tutta Europa.
Tra i suoi domini ENRICO, appena diventato Imperatore, aveva già:
  • il controllo sulla corona Inglese (RICCARDO CUORdiLEONE al ritorno dalla prigionia in Terrasanta lo confermerà come suo signore);
  • FILIPPO il CONQUISTORE era suo vassallo per via dei possedimenti inglesi in Francia;
  • parte della Spagna era già sua come eredità materna (sua madre era infatti Beatrice di Borgogna). All'appello mancherebbero quindi Papato ed Italia Meridionale…
La sottomissione dell'Italia meridionale si rivelerà abbastanza semplice (complice il suo matrimonio con COSTANZA d'ALTAVILLA erede al trono di Sicilia dopo che Enrico aveva sconfitto o ucciso tutti gli altri successori).
Il Papato era ora di fatto circondato a nord e a sud dal Sacro Romano Impero: è però a questo punto che le ambizioni di ENRICO VI finiscono. Muore, forse avvelenato dalla stessa moglie COSTANZA, nel 1197.
Il figlio di Enrico VI, nientemeno che il già citatissimo FEDERICO II di SVEVIA, sarà eletto Imperatore a soli vent'anni nel 1215.
Ora con lui il trono Imperiale ha il controllo su praticamente tutta Europa: tranne appunto lo stato Pontificio. Così, quella che era una lotta per la corona Imperiale, diventa una lotta tra Papa ed Imperatore e i loro sostenitori si dividono appunto in GUELFI, a sostegno del Papa (e con il sostegno di alcuni baroni tedeschi soprattutto Bavaresi) e GHIBELLINI fedeli all'Imperatore perché da sempre appartenenti alla fazione degli Hohenstaufen.
È quindi con questa distinzione che passeranno alla storia in Italia e che, aggregati all'una o all'altra fazione, proseguiranno guerre tra Città e Signorie, ma anche vere e proprie guerre Civili all'interno delle città stesse per almeno 250 anni, più o meno fino alla PACE di LODI del 1454 che comunque non cancellerà il "campanilismo" e che a tutti gli effetti viviamo ancora oggi... 


LE FAZIONI PRIMA DELLA BATTAGLIA

Arriviamo quindi agli anni direttamente antecedenti la nostra battaglia...
Le lotte tra Guelfi e Ghibellini si susseguono senza tregua apparente in un po' tutta Italia. Va però detto innanzitutto che, da bravi italiani, le Signorie e le Città non furono mai per sempre completamente guelfe o ghibelline, ma appunto le alleanze sovra-comunali, il tornaconto personale, ma anche casi estremi, come appunto il personaggio EZZELINO III, fecero spesso mutare alleanze. Ad aggravare la situazione nel 1250 muore FEDERICO II e nel 1254 anche il figlio e successore CORRADO IV: la corona Imperiale rimane vacante fino al 1273: l'Impero comunque come entità rimane intatto (essendo un trono “elettivo”) e così rimangono più vive e in lotta che mai anche le due fazioni che si apprestano a scontrarsi a CASSANO.

  • GHIBELLINI: guidati da EZZELLINO III Da ROMANO al comando di mercenari tedeschi e con alle spalle le città di Treviso, Verona, Padova, Bergamo e Brescia (che però tenta più volte di ribellarsi).
  • GUELFI: comandati da Martino Della Torre (signore di Milano), Azzo VII d'Este (signore di Ferrara) e Oberto II Pallavicino (che controllava le città di Cremona e Piacenza e che era originariamente ghibellino e a suo tempo al servizio di FEDERICO II) con alle loro spalle gli eserciti pontifici.


LA QUIETE PRIMA DELLA BATTAGLIA

È il 1258: un anno esatto prima della nostra battaglia…
EZZELINO III Da ROMANO tiene fermamente sotto il suo controllo le principali città venete, ha recentemente riconquistato Brescia e si è asserragliato lì, bloccando di fatto l'avanzata dell'esercito GUELFO contro di lui in quanto un assedio di Brescia era reputato improponibile.
Intanto a Milano, Martino Dalla Torre aveva il suo daffare nel sedare una rivolta ghibellina che minacciava di spodestarlo e quindi non poteva intervenire.
Oberto Pallavicino si era fermato a Cremona: piccola nota, con il passaggio di Oberto Pallavicino ai Guelfi e appunto la sua conquista di Cremona verranno cacciati dalla città tutti i Ghibellini che di conseguenza ripareranno a Maccastorna e dove erigeranno il Castello di BELPAVONE
Azzo d'Este lasciata la sua Ferrara era invece fermo a Mantova, città comunque sua alleata.
Visto quindi che la minaccia guelfa è assopita, il primo a muoversi è proprio EZZELINO che assedia ORZINUOVI (unica città bresciana non ancora sotto il suo diretto controllo) e qui gli giunge una notizia di Milano…


LA BATTAGLIA

La “famosa” notizia proviente da Milano è proprio relativa alla rivolta GHIBELLINA.
Ezzelino è un uomo d'azione ai limiti del sanguinario e non può non cogliere l'occasione: lascia l'assedio di ORZINUOVI per puntare ad una preda ben più ambita, MILANO! Prevedendo però un possibile attacco su Orzinuovi da parte di Oberto e Azzo lascia completamente sguarnita la città (per avere tutti gli uomini possibili a sua disposizione) e preferisce mandare un contingente a protezione di Brescia (convinto erroneamente che, non trovandolo lì, i suoi nemici potessero puntare sulla sua ultima roccaforte).


È l'agosto del 1259 quando attraversa il fiume OGLIO puntando dritto su MILANO.
Ezzelino arriva facilmente all'ADDA nei pressi di VAPRIO (1) e qui subentrano per lui i primi inconvenienti: gli si fanno incontro i fuoriusciti GHIBELLINI appena scacciati da Milano; attraversa comunque l'Adda e si trova di fronte un contingente milanese guidato proprio da Martino Dalla Torre e ne nasce una scaramuccia da cui Ezzelino preferisce sottrarsi per puntare su MONZA (2).
La città però oppone resistenza e, incalzato dai milanesi, Ezzelino cambia di nuovo obbiettivo e devasta VIMERCATE (3) per poi riavvicinarsi all'Adda incendiando TREZZO (4). Nelle intenzioni del comandante ghibellino c'è la conquista di CASSANO, punto strategico importantissimo per via del suo ponte sull'Adda in grado di far passare agevolmente grossi contingenti militari.
Oberto Pallavicino e Azzo d'Este però non avevano perso tempo con Brescia e, sapendo che il Dalla Torre aveva il pieno controllo di Milano si erano diretti proprio a Cassano per tagliare una eventuale ritirata al Da Romano.
È il 16 settembre 1259: l'esercito ghibellino è costretto a ritornare sui suoi passi sperando di poter riparare a Vimercate (conquistata pochi giorni prima senza difficoltà), ma vi trova l'esercito milanese. Ezzelino cerca allora un improbabile guado a nord di Cassano d'Adda in località BLANCANUCA (5); riesce a far passare il grosso del suo esercito che però viene sorpreso sulla sponda sinistra dalle truppe di Azzo d'Este.
Rimasto con un ridotto gruppo di uomini “Ezzelino il Terribile” non si dà per vinto e, sapendo dei milanesi a nord, punta a sud su Cassano sperando di trovarla sguarnita visto che il contingente guelfo è impegnato con il grosso del suo esercito a Blancanuca.
Si sbaglia di grosso. Oberto Pallavicino, conoscendo il Da Romano e forse prevedendo una mossa disperata, è rimasto a controllo di CASSANO d'ADDA (6) con il contingente al suo comando.
Scacco matto.
È arrivato il fatidico 27 SETTEMBRE 1259: quanto rimasto dell'esercito Ghibellino viene spazzato via dalle truppe del Pallavicino. Ezzelino III viene gravemente ferito e sarà rinchiuso nel Castello di Soncino (7) dove troverà la morte (ma anche la leggenda).

Il 27 settembre è ancora oggi ricordato a Cassano d'Adda come il GIORNO DELLE AQUILE: perché, paradossalmente, nonostante le opposte fazioni (guelfa e ghibellina) chi si affrontò alla fine a Cassano furono i due migliori comandanti presenti sul territorio italiano in quel momento ed entrambi avevano servito sotto l'Aquila (ghibellina) del Sacro Romano Impero (il Pallavicino la portava addirittura ancora sui suoi stendardi...).



L'IMPORTANZA DELLA BATTAGLIA DI CASSANO

La battaglia del 1259 non è considerata nei libri di storia tanto importante, o addirittura un crocevia quasi vitale per l'Italia intera, come invece abbiamo visto essere ad esempio la futura PACE di LODI del 1454.
È però vero che se gli esiti dello scontro fossero stati diversi e il Da Romano fosse riuscito nel suo intento di conquistare Milano, probabilmente non avremmo mai sentito parlare della Signoria dei Visconti: Ottone Visconti (capostipite della dinastia) crebbe in importanza proprio in quel periodo e sulle ceneri degli spossati (anche da questo conflitto) Dalla Torre e, nemmeno a farlo apposta, avrebbe portato Milano dalla parte GHIBELLINA solo qualche anno più tardi nel 1277. Un confronto con un personaggio sanguinario e malfidente come Ezzelino non avrebbe certo permesso ai Visconti di crescere in potere tanto facilmente, come invece accadde sotto gli stanchi Dalla Torre…

Questa nota storica, almeno per me, perde ulteriormente di importanza se invece pensiamo al luogo dove per 11 giorni le truppe guelfe e ghibelline si scontrarono: da Vaprio a Trezzo, da Cassano fino a Lodi da cui risultano essere passate le truppe di Oberto senza che la città opponesse resistenza al loro passaggio e che, dopo la battaglia, accolse trionfalmente il Pallavicino (Lodi era infatti guelfa, ma proprio da quell'anno passerà alla fazione ghibellina). Ebbene è proprio nel 1259 che l'ADDA diventa a tutti gli effetti TERRA DI CONFINE. Una linea d'acqua, commercialmente importantissima, su cui (soprattutto proprio con i milanesi VISCONTI) sorgeranno rocche e castelli per difenderla con le unghie e con i denti per oltre 500 anni, quando l'ultimo condottiero a combattere sull'Adda e, in un certo senso a cancellarne il confine, sarà nientemeno che Napoleone Bonaparte: ironia della sorte, un altro “Imperatore” con il sogno di unificare l'Europa sotto il suo dominio e che, forse inevitabilmente, fallirà.

_____________________________________________________

EXTRA

Riprendendo un attimo il discorso iniziale della contrapposizione tra GUELFI e GHIBELLINI volevo proporvi una tabellina riassuntiva delle maggiori città italiane e di come si erano appunto divise tra le due fazioni.
Subito sotto la tabella invece un'idea per il gioco di questa estate 2020 in cui saremo tutti un po' più ITALIANI…


L'immagine successiva rappresenta i due diversi tipi di merlatura con cui terminavano le architetture militari (ma anche molte costruzioni civili se appartenenti ad una famiglia di rango elevato).
A sinistra una merlatura GHIBELLINA terminante con la caratteristica “CODA DI RONDINE”.
A destra la merlatura GUELFA che termina invece con un coronamento “PIATTO”.


Il gioco dell’estate promesso è quindi questo!
Se vi capita di girare per qualche borgo con architetture precedenti al 1500, osservatene le merlature e capirete subito se il committente (o la città stessa) nel momento della costruzione era GUELFO o GHIBELLINO.
Vi sorprenderete anche di trovare nella stessa città sia l'uno che l'altro tipo di costruzione a dimostrazione che, magari nel corso del tempo, la “fazione” della casata o della città stessa era cambiata!
BUON DIVERTIMENTO!!!

_____________________________________________________


FONTI

-          Guèlfi / Ghibellini, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana
-          Raffaello Morghen, Federico II, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932
-          Morghen Raffaello, Gli svevi in Italia, Palumbo 1974
-          Franco Cardini, Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier, 2006.
-          Marta Fischer, Walter Pedrotti, Le città italiane nel Medioevo, Verona, 1997
-          https://www.stupormundi.it/it/ezzelino-iii-da-romano
-          Marco Trecalli, Cassano d'Adda 1259, Ed. Chillemi, 2013
-          Giovanni Agnelli, Dizionario storico-geografico del Lodigiano, Lodi 1886
-          Giovanni Agnelli, Lodi ed il suo territorio nella storia, nella geografia e nell'arte, Lodi, 1917

Nessun commento:

Posta un commento